La nota integrale apparsa sulla pagina facebook ufficiale dell’ex-governatore
Il tema della Sanità calabrese, da diverse settimane, è al centro del dibattito regionale e nazionale. Dopo circa 100 giorni ancora non è stato nominato il nuovo Commissario. Il rischio che si corre è che vengano vanificati gli sforzi compiuti durante i 4 anni in cui abbiamo amministrato. All’atto del nostro insediamento l’Amministrazione regionale precedente era conosciuta in tutta Italia per i suoi bilanci orali. Noi abbiamo affrontato senza indugi l’insostenibile peso di quella Sanità, dei suoi sprechi e delle sue debolezze, fornendo immediate soluzioni. In soli quattro anni del nostro mandato, infatti, abbiamo coperto un “buco” che era accertato ad 1 miliardo e 441 milioni. La spesa della Sanità per i Calabresi era diventata insostenibile. Così, con fermezza e grande coraggio, abbiamo riorganizzato l’intero sistema sanitario regionale, chiuso 14 strutture ospedaliere e ridotto il disavanzo annuale da 264 milioni a 30 milioni certificati al 31.12.2013. Ma nessuno ne parla, forse per l’imbarazzo di dover certificare la validità del nostro impegno. Oltre agli interventi effettuati per risanare il famoso “buco” della sanità calabrese, molte delle azioni da noi programmate e avviate attendono, oggi, di essere solo ratificate. Si tratterebbe ora di raccogliere i frutti di quanto già era stato fatto per convertire il comparto da settore degli sprechi a opportunità per fare sani investimenti, partendo dai 3 nuovi ospedali di prossima realizzazione e dallo sblocco del turn over. Tutto questo mentre i burocrati romani avrebbero voluto mettere mano a procedure e processi e guidare dai loro ministeri i meccanismi della nostra sanità. Ma la forza delle idee ed il coraggio delle azioni non appartengono a tutti. E la vicenda della Fondazione Campanella ne è una ulteriore e chiara testimonianza. Sin dal nostro insediamento, sia il Consiglio regionale, sia il “Tavolo Massicci” avevano dato un chiaro indirizzo verso la chiusura. Basterebbe guardare i verbali degli ultimi “Tavoli Massicci” per rendersi conto come le mie grandi battaglie contro la chiusura avevano superato il muro romano. La Campanella andava salvata perché in Calabria era l’unico grande presidio per curare il “male del secolo” che rappresenta, ancora oggi, la prima voce di spesa dell’emigrazione sanitaria. Noi non avremmo mai consentito la chiusura della Campanella. La guerra che ormai si scatena tra bande, per non dire tra “cosche”, che vogliono impossessarsi della sanità certamente non per fini nobili, è il segnale del degrado e della poca considerazione che il Governo nazionale ha per la nostra Calabria. Registriamo con stupore ed incredulità come gran parte dei nostri parlamentari sia decisamente incapace a difendere gli interessi di quel territorio che li ha beneficiati del ruolo che ricoprono.