Lo avevamo (pre)detto: Il Governo Renzi, dopo la rottura con l’ex cavaliere e il soccorso neppure troppo impensabile da parte degli ex di scelta civica, a breve potrebbe ricevere un nuova “sponda” alla quale affidarsi. A tendere la mano al discusso segretario del Pd potrebbero essere alcuni ex parlamentari del M5s che circa un anno fa hanno lasciato il movimento, tra espulsioni ed abbandoni, aderendo al gruppo misto. Quella che potrebbe essere la prospettiva politica degli ex grillini, riscopertisi autonomi, dopo essersi risvegliati dal sogno a cinque stelle, viene indicata minuziosamente da un lettera aperta, scritta dal senatore Lorenzo Battista e rivolta ad altri ex pentastallati. Il primo passo potrebbe consistere nella costituzione di un gruppo al Senato che sia in grado di raccogliere, superando le divergenze, tutti coloro che fino ad oggi – a causa di diversità di vedute, inesperienza, dissidi ed ostinazioni ideologiche – non sono riusciti a mettersi d’accordo. Ma andiamo con ordine.
La premessa
“Se si guarda al presente, alle forze in campo, ai delicati equilibri che ci sono durante alcune votazioni – sottolinea Battista – c’è la possibilità di potere prendere una posizione, correggendo gli errori fatti nel passato”. “Perché non provare allora a fare questo tentativo – si chiede – usando un minimo di strategia politica?”. Tuttavia, c’è da chiedersi e da chiedere al senatore ex grillino, in cosa dovrebbe o potrebbe consistere questa strategia politica. La risposta al dilemma appare quasi nitida nella sua essenza a prescindere dalla eventuale formula che sarà adoperata: portare nuova acqua al “mulino democratico”, “rafforzando” così le fondamenta dell’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze. “Se ognuno facesse un piccolo passo indietro, l’obiettivo sarebbe alla portata di tutti”.
I possibili percorsi
Nella sua visione avventuristica e avveniristica, Battista propone tre diversi percorsi, che, nemmeno a farlo apposta, procedono di sinistra in sinistra. Niente di nuovo sotto al sole, dunque. Il primo, che sembra essere caldeggiato dallo stesso senatore dall’identità politica attualmente controversa, consiste nella “costituzione di un gruppo che ambisce a entrare in maggioranza con un’eventuale richiesta di avere un dicastero la cui direzione potrebbe anche essere ricoperta da un tecnico. Si è responsabili delle linee politiche di quel ministero”. Sin da subito possono essere evidenziati almeno due elementi di criticità. Il primo riguarda la richiesta di un dicastero, eventualità che farebbe pensare alla mera rincorsa forzata ad una poltrona, la stessa che non è stata conseguita con la corsa in solitaria del M5s. Il secondo, invece, riguarda la nomina del tecnico, prospettiva questa mai appoggiata in pieno dal movimento.V’è, comunque, da dire che questa macchinosa operazione puzza tanto di vecchia politica.
Il secondo percorso, suggerisce che, “al fine di superare le difficoltà per una stesura di un programma politico, ogni componente potrebbe presentare un punto di programma per ogni commissione e iniziare una trattativa per chiedere che questi punti vengano inseriti nell’agenda del Governo o in quella parlamentare”. Il terzo, invece, prevede l’adesione a Sel di almeno 3 senatori simpatizzanti di “Tsipras” e delle “politiche di sinistra”, “anche in un’ottica di un eventuale rinnovamento partitico e costituire quindi un gruppo SEL al Senato”. È la stessa sinistra che in Grecia è sulla “buona” strada del tradimento delle vincenti promesse elettorali, per piegarsi ai tanto denunciati diktat europei, e che in Italia un giorno critica il Governo e l’altro gli fa l’occhiolino come un’amante delusa che ogni tanto sbraita ma che è sempre pronta a tornare all’ovile.
Democrazia sospesa
Resta soltanto un’ultima considerazione, la medesima che può essere rivolta sia agli ex di Scelta civica che a Sel. Che fine ha fatto la tanta millantata democrazia? Anche gli ex grillini sono pronti a salire sul carrozzone “democratico”, modificando ancora una volta una maggioranza di per sé non legittimata a priori dal consenso elettorale, in barba alla Costituzione? È sufficiente liquidare tutto, come fa Renzi, appellandosi ad un referendum finale di “convalida” delle riforme? Beh, se è così, perché in passato si è tanto sbraitato contro Berlusconi che, tutto sommato, almeno un consenso elettorale lo aveva sul serio?