Fare da sponda al Pd. In questa espressione si concretizza il ruolo che l’equilibrista Angelino Alfano è riuscito a ritagliare al Vecchio – ops, Nuovo – centro destra all’intero dell’esecutivo “dem” guidato dal segretario del Pd, Matteo Renzi. È stato cosi – sottolinea il ministro dell’interno, intervistato dal “Corriere” – per la riforma del lavoro e si auspica che possa accadere lo stesso anche in tema di giustizia, per superare la parte del Pd che definisce giustizialista oltre che conservatrice. Quello che conta è che quello che sarà il prossimo ampio intervento normativo sia ispirato a criteri di ragionevolezza. “Abbiamo approvato l’inasprimento delle pene per corruzione – si legge nell’intervista – Siamo favorevoli agli aumenti degli anni per la prescrizione e a una prescrizione ancor più lunga per i reati di corruzione”. “Ma una parte del Pd – chiarisce – ha imposto aumenti ulteriori, non più ragionevoli”.
Restano, tuttavia, ancora tappe importanti da affrontare, come la riforma delle banche popolari e i diritti civili, rispetto alle quali è probabile che alcuni malumori possano venir fuori e condizionare i rapporti non certo idilliaci con l’ex sindaco di Firenze, da poco mollato da Berlusconi ma subito soccorso dagli ex di scelta civica. Col tempo, tuttavia, altri potrebbero salire sul carrozzone del caro leader italiano. Dietro l’angolo c’è il redivivo Nichi Vendola, da poco scopertosi in sintonia con i parlamentari del M5s, dopo averli accusati di populismo un giorno sì e l’altro pure. Ma se la coerenza non è il punto forte del segretario di Sel, non si può dire diversamente per il rispetto della democrazia. Vendola, qualche giorno fa, ha infatti provveduto a proporre al Premier una nuova maggioranza che sostituisca quella attuale, in barba ad ogni consenso popolare, assieme ai deputati pentastellati che, magicamente, sono entrati nelle grazie del Presidente della Puglia.
Tornando ad Angelino Alfano, l’ex numero due del Pdl ha parlato anche delle imminenti elezioni regionali e delle possibili alleanze. Ma, non esponendosi più di tanto, critiche a Salvini a parte, passa tranquillamente la patata bollente al numero uno di Forza Italia. È Silvio Berlusconi che deve decidere e “da questa decisione – tuona Alfano – dipenderà molto del presente e del futuro dell’area moderata italiana”. “Andare dietro a Salvini che vuole portarci fuori dall’Europa e dall’euro – profetizza – farà vincere sempre la sinistra.