Si è stancata di chi l’avrà pure agevolata nella conquista della titolarità di un Ministero ed ha presentato un conto salatissimo. Con un comunicato deciso e spietato, la dott.ssa Maria Carmela Lanzetta ha lucidamente ripercorso, ieri, le fasi salienti delle vicende che l’hanno restituita alla sua vita privata: carrierismo, oltranzistica resistenza al rinnovamento e palpabile ambiguità sul versante della legalità, sono le sue durissime contestazioni al PD regionale. Ad onor del vero, le accuse giungono solo dopo che l’ex Sindaca di Monasterace ha conosciuto i fasti consentiti dall’ipocrisia tipicamente piddina, tradottisi, nel suo caso, nell’inattesa, estemporanea titolarità di un ministero elargita prima ancora dell’archiviazione di un procedimento che la riguardava ed aveva ad oggetto il monitoraggio di vicende connesse alla vita amministrativa di quella stessa cittadina jonjca. E dunque, nel pomeriggio di ieri non si è fatta attendere la piccata reazione della nomenklatura piddina calabrese, per nulla preoccupata di mostrarsi portatrice di un pensiero che deve essere unico. Anche sfidando l’intelligenza delle persone, e dunque nascondendo sotto il tappeto la polvere degli inaccettabili e corposi ritardi sin qui accumulati nel fornire le risposte che i Calabresi attendevano all’indomani del voto dell’ormai remoto 23 novembre 2014. Non sorprende, quindi, che la presa di posizione della professionista dell’alto Jonio reggino, ad interessato avviso dei suoi colleghi di partito, sia stata ritenuta frutto di visione politica “superficiale” ovvero priva di apprezzabili “contenuti” e dunque orientata alla semplice e velleitaria salvaguardia di destini personali. Desta scalpore, invece, il messaggio subliminale affidato alla stizzita nota vergata con deprecabile insolenza da chi nei fatti ha già dimostrato di rappresentare qualcosa di diverso dalla classe dirigente di cui i Calabresi pensavano di attrezzarsi. Che il Partito Democratico qui in Calabria fosse il coacervo di entità le più varie tenute insieme dall’ansia di conquista del potere, era cosa risaputa da tempo, ma la nota dei cinque responsabili provinciali, nel darne conferma, suscita sentimenti di indignazione non soltanto sul merito, ma anche per la modalità espressiva adottata. Sconcerta, infatti, e neppure poco, che i responsabili provinciali del PD solo ora abbiano puntato l’indice contro la dott.ssa Lanzetta, addirittura facendo leva, quale circostanza assolutamente inidonea a consentirle “di dare lezioni di moralità a chicchessia”, sulla “composizione della sua passata giunta comunale”. Eppure, il silenzio (a questo punto omertoso?) su tale circostanza, tutta da chiarire, fu l’atteggiamento del Partito Democratico calabrese allorché l’ex Sindaca di Monasterace si presentò al Quirinale per giurare da Ministra della Repubblica. Indigna, quindi, l’improvviso ripensamento e che questa sia stata l’arrogante, insolente ed allusiva premessa “argomentativa” per rivolgere all’ex Ministra il perentorio invito a desistere da uno “strumentale stalking politico ed umano nei confronti dell’assessore DeGaetano”. Ed indigna perché il “persuasivo” diktat dei cinque responsabili provinciali del PD desta l’impressione di avere scenograficamente confezionato a mezzo stampa alla dott.ssa Lanzetta una proposta hollywoodiana che non si può rifiutare. Difficile dire se questa impressione abbia o meno fondamento nella realtà. Certo è che i Calabresi hanno tutto il diritto di saperlo ora, anzi subito, da quel partito che lungi dal cambiare verso si è dimostrato nei fatti interessato solo a cambiar le carte in tavola. Ne avranno voglia? Sembra proprio di no, e sarà così che continueranno a chiamarlo bene comune ….
Oreste Romeo (Reggio Futura)