Il dibattito sulla multifunzionalità dell’agricoltura, come quello sull’efficacia dei servizi e sulla costruzione di un welfare delle opportunità, fanno dell’agricoltura sociale un tassello utile per potenziare le reti formali di servizio, affiancando ad esse l’azione inclusiva delle reti informali di comunità. Nelle aree rurali, come le nostre, dove la rete di protezione sociale mostra difficoltà crescenti nell’offrire risposte adeguate ai bisogni della popolazione, l’agricoltura sociale consente di introdurre servizi flessibili , valorizzando risorse esistenti, creando opportunità nuove per i più giovani e contribuendo a rigenerare il capitale sociale . Mi riferisco a quella serie di attività che fanno leva sulle risorse delle piante e degli animali e sulla presenza di piccoli gruppi di persone che operano in realtà agricole, per promuovere azioni d’inserimento socio-terapeutico e d’inclusione lavorativa, l’educazione e la formazione di utenti con esigenze specifiche, l’organizzazione di servizi alla persona per minori e anziani, appartenenti a ceti urbani e rurali. Il futuro del mondo agricolo, vero rifugio di valori antichi e attualissimi, soprattutto in Calabria, non può tradire le orme rappresentative del proprio passato. Da sempre la più vera, e nobile, cultura della terra ottimizza le proprie risorse coniugando il senso del lavoro e del tempo con quello del capitale sociale e della vita. La campagna, ancorché penalizzata da una politica globalizzata, incarna ancora il più antico e moderno esempio di equilibrio naturale. Resta quel terreno particolare e proficuo per la cura dei valori immateriali quali le interrelazioni tra uomo e natura, la coltivazione di stili di vita incontaminati, la salvaguardia di tradizioni ,la valorizzazione di patrimoni culturali. Va recuperato, perciò, il valore comunitario e solidale dell’agricoltura sociale, dell’utilizzo delle attività agricole come base per promuovere la salute mentale e fisica e migliorare le qualità di diverse tipologie di utenti. Credo che su questo terreno stia sopravanzando fortunatamente una nuova generazione di giovani che mostra di avere capito dove ci ha portato la finta modernizzazione agricola su binari sempre più fuori controllo, da una offerta prettamente commerciale, relegata a processi di integrazione e del sistema agroalimentare che rappresentano forme di dipendenza e di decadimento. Le esperienze più recenti come i metodi di produzione biologica ,biodinamica e a basso impatto ambientale, i canali di vendita a filiera corta o a chilometro zero, i Gas, i Gruppi di ascolto solidale, insomma, questa “filosofia” sociale di fondo ci fa ben sperare e costituisce un elemento di forza nella progettazione di una offerta di servizi sociali alla persona. Alla comunità terapeutica Vecchio Borgo, sita in località Ciosso – Oliveto – Motta San Giovanni, questa scommessa stiamo provando a vincerla. Infatti, le attività di cura verso gli ospiti della comunità stessa sono fondate sul lavoro di carattere tradizionale che attinge ai caratteri tipici della cultura rurale calabrese, nella quale la presenza dell’asino, come affidabile e solido animale domestico, è stata diffusa fino ad almeno un decennio nel secondo Dopoguerra, in particolare nelle impervie zone collinari che fanno da ali alle fiumare che incidono il nostro territorio. Per questo motivo presso la comunità Vecchio Borgo gli asini sono presenti come elemento naturale di testimonianza di questo tipico carattere rurale. Gli approfondimenti avuti attraverso l’incontro con importanti esperti nazionali nel corso delle numerosi sessioni di lavoro in cui si è snodato il corso di formazione di primo livello in onoterapia svolto lo scorso anno presso la stessa comunità, hanno messo in rilievo la necessità di sviluppare adeguate e solide competenze perché il lavoro con gli asini possa assumere un vero valore di cura e terapia, non solo il carattere di intrattenimento estemporaneo basato sul volontarismo amatoriale. Il lavoro con gli animali e della terra, insomma, diventa terapia per inserire nella società le persone appartenenti alle fasce deboli, allo stesso tempo far crescere ortaggi o allevare animali con criteri di sostenibilità ambientale. Persone che la società esclude, condannate a restare chiuse nel loro guscio:in questo modo ritrovano il loro spazio in società. Certo il cammino è ancora lungo. L’agricoltura sociale è una nuova pratica che ha bisogno di strumenti operativi normati da una apposita legge regionale, in Calabria molto attesa, che favoriscano nuove politiche di welfare territoriale con il coinvolgimento di aziende agri-sociali e comunità di sostegno alla persona . Questo tipo di associazionismo sociale è multifunzionale perché oltre a realizzare percorsi terapeutici, riabilitativi e di reintegrazione dei soggetti interessati, consente il recupero di tecniche, pratiche agricole e terreni incolti e abbandonati o confiscati alla mafia. Ecco perché è necessario che la Regione Calabria si doti di una legge specifica che incentivi l’agricoltura sociale sul territorio. Nel frattempo la comunità Vecchio Borgo continua a vivere la sua felice esperienza più che decennale nella tranquilla agreste atmosfera della vallata del Valanidi dove i ragli degli asini, peraltro aumentati di numero con la recente nascita dell’ultima arrivata Milly, lanciano i loro vibranti richiami, rimandando ad una dimensione di vitalità e di possibilità di rimettersi nuovamente in gioco, in primis per gli utenti ospiti della struttura.
Il resp. della comunicazione
Guido Leone