Da un decennio, si celebra in Italia la “Giornata del Ricordo”, in cui vengono commemorati i martiri delle foibe. Il termine foiba, indica delle cavità carsiche di origine naturale con ingresso a strapiombo. In questa vera e propria pulizia etnica ordinata dal maresciallo comunista Tito, circa 300.000 italiani di quelle terre furono costretti a fuggire dalle loro case, dai loro affetti, e per altri 35.000 il destino riservò sorte peggiore. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale, nell’autunno del 1943, nei territori dell’Istria i partigiani delle formazioni slave fucilarono e gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani: sacerdoti, carabinieri, poliziotti, magistrati, insegnanti ma anche donne, anche in stato interessante, vecchi, bambini o semplici contadini.
La loro colpa? Essere italiani. Nel 1945, 1048 italiani furono deportati in Slovenia tra questi vi erano anche 11 calabresi. Per ricordare le anime di questo olocausto, fu indicato il 10 febbraio, il giorno in cui venne firmato il Trattato di pace nel 1947 Parigi e fu sancita la cessione di quelle terre alla Jugoslavia. In quell’anno, dalla città di Pola (Istria- Croazia) il 90% della popolazione divenne esule e perse ogni cosa.