Nuova dati Istat, nuove cattive notizie. Secondo quanto rilevato dall’Istituto Nazionale di Statistica, con riferimento al 2013, il sud Italia, con un Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta un “differenziale negativo molto ampio” con il resto dell’Italia. Il livello del prodotto interno lordo nel mezzogiorno è, infatti, inferiore del 45% rispetto a quello a quello del centro-nord. Ma che la crisi avesse notevolmente inciso, peggiorandole, sulle disuguaglianze all’interno del Paese, è notizia ormai risaputa. Ciò che assume particolare importanza riguarda la consapevolezza che – nonostante la “sostituzione” forzata e sotto ricatto del Governo Berlusconi e il succedersi di ben due Governo che, pur non godendo di legittimità popolare, hanno imposto misure economiche gravose sulle famiglie e sulle imprese per rispondere ai diktat della grande speculazione firmata Ue – non ci sia stato il minimo passo avanti. Anche l’ultimo Governo, il terzo sprovvisto di legittimità popolare, sta continuando a percorrere la stessa strada, determinando piccoli segnali di ripresa, subito dopo affievoliti ed annullati da nuovi passi indietro. Le cattive notizie, tuttavia, non sono finite. L’Istat, infatti, fa sapere, con riferimento al 2012, che un quarto degli italiani ha vissuto guadagnando meno di 10 mila euro e meno di 3 su 100 sono riusciti a superare i 70mila. “Oltre la metà dei redditi lordi individuali da lavoro autonomo – e precisamente il 55,6% – al netto dei contributi sociali è sotto i 15 mila euro annui. Nel dettaglio il 40,3% è sotto i 40 mila, mentre il 15,3% si colloca tra i 10 e i 15 mila euro annui”. A ciò si aggiunga che “il costo medio del lavoro dipendente, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è di 30.953 euro all’anno. Il lavoratore, sotto forma di retribuzione netta, ne percepisce poco più della metà (il 53,3%), ovvero 16.498 euro. (Fonte Ansa)