Grecia: “il Governo chiede un nuovo accordo-ponte”

I rapporti tra la Grecia del Governo Tsipras e l’Unione Europea sembrano essere arrivati ai ferri corti. C’era, tuttavia, da immaginarselo, considerando, da un lato, il tenore della campagna elettorale del partito che ha vinto le elezioni greche e i contenuti delle proposte di programma presentate ai cittadini, dall’altro, l’ormai risaputo atteggiamento dei poteri che reggono l’impalcatura europea. L’intento del neo Presidente, infatti, è proprio quello di rispettare il programma anche a costo di mettersi di traverso rispetto alle imposizioni delle istituzioni comunitarie.

Sul banco degli imputati, pertanto, non può che esserci il memorandum imposto dal Fondo Monetario Internazionale per risolvere la crisi del debito in cui versa il Paese. Secondo Tsipras, nel discorso programmatico rivolto al parlamento greco e riportato da Ansa, il memorandum “’è fallito da solo. Il nostro governo non deve chiedere il suo prolungamento: chiede un nuovo accordo-ponte sino a giugno per rinegoziare il suo debito. La Grecia vuole un accordo sostenibile con i partner e, ad essere sincero, sono sicuro lo raggiungeremo”.

Parole che non lasciano presagire niente di buono e che rischiano di portare ad un raffreddamento dei rapporti dopo vari tentavi di trovare altre strade spesso proposti dalla Grecia e sempre rifiutati da numerosi rappresentanti europei. Alexis Tsipras, però, non si è accontentato della propria dura presa di posizione e, rincarando la dose, ha anche annunciato l’imminente istituzione di una commissione d’inchiesta sul documento “non per fare rivendicazioni ma per fare giustizia”.

Nel suo lungo discorso, il presidente, ha quindi parlato quasi esclusivamente della situazione del debito e del controverso ambito all’interno del quale il Governo greco è costretto ad operare se intende portare avanti – come d’altra parte già chiarito – la propria adesione alla moneta unica ed appartenenza alla zona euro.

Al centro, tuttavia, non vanno collocate le esigenze dei mercati e dei tecnici ma anche e soprattutto quelle dei popoli europei. Affermazione condivisibile, questa, soprattutto ove si consideri che il sistema euro sta palesando tutte le sue contraddizioni e manifestando estrema follia nella scelta di proseguire nella strada della disgregazione sociale. Il rischio, infatti, è quello di mettere gli Stati membri in contrapposizione tra di loro, generando situazioni in cui – tra minacce, promesse e chiusure – le esigenze politiche rischiano di schiacciare quelle sociali.

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About the Author: Luigi Iacopino