Oggi, 5 febbraio, è la Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare. Nella sua seconda edizione l’Italia partecipa con varie iniziative. Tante le novità, prima fra tutte in materia di donazione degli alimenti invenduti. Entro l’anno dovrebbe diventare operativa una semplificazione normativa come annuncia il presidente di Last Minute Market e coordinatore del comitato tecnico scientifico attivato dal ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti e dello spreco di cibo, Andrea Segrè. Sarà il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (Pinpas), nato lo scorso anno, che si impegnerà a favorire le donazioni delle eccedenze alimentari. L’impegno non riguarderà soltanto le realtà del settore produttivo e della ristorazione che si occupano di beni alimentari, ma anche le famiglie. Infatti un’altra novità in arrivo è il “Diario domestico dello spreco alimentare”. Questa iniziativa coinvolgerà un campione di famiglie italiane, che saranno monitorate per i quantitativi di cibo sprecato nelle nostre case. A promuoverla è Last Minute Market e la campagna europea “Un anno contro lo spreco”, con il Distal dell’Università di Bologna. Il Ministero dell’Ambiente, partendo dai risultati dell’iniziativa, elaborerà poi interventi opportuni che verranno annunciati il prossimo 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente. Questa iniziativa, che sarà realizzata nell’arco di una settimana calendarizzata nel mese di aprile 2015, offrirà indicazioni sull’intervento da realizzare per ridurre gli sprechi domestici e consentirà di capire quali prodotti alimentari sono maggiore oggetto di spreco e perché. Inoltre il Diario registrerà anche il cibo che viene smaltito attraverso gli scarichi domestici o dato da mangiare agli animali domestici.
Il rapporto “Food wastage footprint. Impacts on natural resources”, realizzato dal Dipartimento di gestione ambientale e delle risorse naturali della FAO nel 2013, rende noti i dati che segnalano che l’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e quindi sprecato ogni anno, viene stimata in 3.3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti. E, secondo studi recenti, il cambiamento climatico a sua volta potrebbe ridurre la produttività agricola, diminuendo le disponibilità alimentari globali e danneggiando le popolazioni più povere. Mentre il WWF in una nota afferma che “Il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1.4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale. E’ difficile stimare l’impatto sulla biodiversità dello spreco alimentare a livello globale, comunque gli effetti negativi dell’espansione agricola e delle coltivazioni estensive è tale sulla frammentazione degli habitat e sulla perdita di biodiversità che appare veramente assurdo che una parte importante di quanto prodotto, con significativi impatti ambientali, vada addirittura sprecato. La perdita di terra, acqua e biodiversità attribuibile allo spreco alimentare come anche gli impatti negativi da esso provocati sul cambiamento climatico rappresenta un costo elevato per l’intera società non ancora ben quantificato. Il diretto costo economico dello spreco alimentare dei prodotti agricoli (escluso i prodotti del pescato) viene valutato sui 750 miliardi di dollari, una cifra equivalente al PIL della Svizzera”.