La crisi diplomatica che dal 2012 sta pesantemente condizionando i rapporti tra Italia ed India è vicina ad una svolta importante. In questa circostanza, tuttavia, protagonista non sarà soltanto il nostro Paese ma l’intera Unione Europea. Il Parlamento europeo ha, infatti, approvato, con un’ampissima maggioranza, una risoluzione attraverso la quale viene dato un impulso diverso e maggiore ad una questione che, tra incertezze e contraddizioni, va avanti ormai da troppo tempo e non accenna ad arrivare a nessun chiarimento serio e degno di particolare rilevanza.
Nello specifico, per il tramite del documento, si chiede non solo l’immediato rimpatrio dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel 2012 durante alcune operazioni anti-pirateria, ma anche che la giurisdizione sia attribuita all’Italia o, diversamente, ad un arbitro internazionale. In aggiunta a queste decisioni, la risoluzione “incoraggia l’Alto Rappresentante (dell’Unione per gli affari esteri, ndr) Federica Mogherini a intraprendere ogni azione necessaria per proteggere i fucilieri”. Uno degli aspetti della questione su cui si sono concentrati maggiormente i deputati europei riguarda proprio lo stato di detenzione dei due marò senza capi di imputazione, circostanza che configurerebbe una grave violazione dei diritti umani. Con la discesa in campo dell’Unione Europea, che si pone direttamente al fianco del nostro Paese, il quadro, pertanto, è destinato a cambiare drasticamente, tanto è vero che Federica Mogherini ha chiarito che, sebbene tra Ue ed India vi siano valori e interessi strategici condivisi, “è bene che tutti abbiano piena consapevolezza di quanto e come la vertenza irrisolta sui due ufficiali di marina italiani possa avere un impatto sulle relazioni tra Ue e India, che mette a dura prova”.
C’è, tuttavia, da aggiungere che un passo in avanti, ai fini dell’allentamento della tensione, è stato compiuto proprio dalla Corte Suprema Indiana che, nella giornata di ieri, ha concesso a Latorre un permesso di tre mesi per motivi di salute, considerando che l’ufficiale dieci giorni fa ha subito un intervento al cuore per un difetto congenito. Tale concessione va ad aggiungersi al primo permesso, della durata di quattro mesi, già scaduto a mezzanotte del 12 gennaio, che era stato concesso dopo che il nostro marò fu colpito da un ictus nell’agosto scorso, per poi essere sottoposto a un intervento ed alle cure successive.