A seguito del discorso di Napolitano, che, in qualche misura anticipa le sue prossime dimissioni, la corse al colle inizia ad intensificarsi e diversificarsi. Ai soliti nomi che, ormai, da settimane sono protagonisti della cronaca politica nazionale, se ne sono aggiunti altri, come quelli del Governatore della Bce, Mario Draghi, già proposto alle elezioni del 2013 che poi hanno visto nascere il secondo mandato di Napolitano, ma che si è già tirato fuori dai giochi, e di Raffaele Cantone, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione che, secondo Marco Damilano, dalle colonne de L’Espresso, “ha dimostrato in più casi la sua inflessibilità sulla moralità pubblica”. Secondo quanto si legge, la lista dei suoi estimatori in Parlamento si starebbe allungando, potendo finanche coinvolgere alcun esponenti del Movimento cinque stelle. Tra questi ci sarebbe, persino, uno dei cinque componenti del direttorio voluto da Beppe Grillo, ovvero quel Luigi Di Maio, attuale Vicepresidente della Camera dei Deputati, che potrebbe essere favorevole alla nomina del magistrato napoletano per risolvere la controversa e, come è stato più volte sottolineato dai grillini, poco trasparente situazione creatasi a seguito della definizione del Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi.
A Draghi e Cantone si aggiungerebbero anche i nomi del presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato, del giurista italiano e giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese, e di Stefano Rodotà, anche lui già candidato dal M5s nel 2013. Quest’ultimo, anche lui giurista italiano, in particolare, vanta già un importante passato politico, che lo ha visto iscritto al Partito radicale, per poi passare, prima, tra le fila del Partito comunista italiano, per il quale è stato anche eletto deputato, dopo, tra quelle del Partito democratico della sinistra, ed anche in questo caso è stato parlamentare italiano. Un’esperienza importante che, al di là di ogni considerazione personale, lo ha visto membro di diverse commissioni, come la Commissione Affari Costituzionali e la Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. È stato anche membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e, dal 1997 al 2005, il primo Presidente del Garante per la protezione dei dati personali.
Questi nomi vanno ad aumentare la rosa già conosciuta e composta dai ben noti Prodi, Amato, D’Alema, Grasso e Boldrini. Quest’ultima, intervista dal Corriere della Sera, è tornata a porre la questione della concreta elezione di una donna, chiarendo che “se le donne possono dirigere il Cern, possono salire al Quirinale”. Rispetto a questa eventualità è stato fatto recentemente (ma è questione vecchia) il nome della radicale Emma Bonino, alla quale fanno compagnia l’attuale Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica, nonché esponente di spessore del Pd, Anna Finocchiaro, e la stessa Presidente della Camera. Insomma, la strada, per il momento, sembra essere lunga. Speriamo soltanto che il Parlamento riesca a convergere su una personalità che sappia rappresentare degnamente e con forza il Paese, meglio di quanto sia stato fatto sin ad oggi, e, soprattutto, che si faccia interprete e portavoce delle reali esigenze del popolo italiano.