“La ‘ndrangheta è una struttura di peccato che stritola il debole e l’indifeso, calpesta la dignità della persona, intossica il corpo sociale”. E’ quanto sostiene la Conferenza episcopale Calabra in una nota pastorale sulla ‘ndrangheta divisa in quattro capitoli. Come spiega mons. Salvatore Nunnari, presidente della Cec e arcivescovo di Cosenza-Bisignano, “noi vescovi calabresi non ci siamo impegnati a scrivere “contro’ qualcuno, ma “per annunciare la Verità eterna del Vangelo di Gesù Cristo”. I quattro capitoli, affrontano quattro chiare tematiche: Nel primo capitolo, i Vescovi mettono a fuoco da una parte le meraviglie della terra di Calabria e dei Calabresi, i doni che Dio ci ha fatto, i valori che vengono vissuti e custoditi da millenni; dall’altra evidenziano gli aspetti negativi che deturpano questa terra: dalla disoccupazione al vuoto di certezze, di fiducia, di speranza; dalla corruzione diffusa ad una politica spesso distante dai bisogni della gente; dalle insidie che si profilano oggi all’orizzonte per il diffondersi della cultura del relativismo a un pericolo grave, che è ormai una tragedia, che esiste da tanti decenni: quello della ’ndrangheta. Di fronte agli aspetti meravigliosi e a quelli deleteri, la Chiesa, esperta in umanità, vuole porsi come Madre: al fine di sostenere ogni scenario il “bene” e di denunciare ogni panorama il “male”. Per fare questo la Chiesa ricorda appunto il suo essere Madre: a cui ogni figlio può rivolgersi, perché nulla di ciò che è umano è lontano dal cuore della Chiesa. Ho detto “nulla di ciò che è umano”. Ma la mafia è appunto qualcosa di “disumano”. Nel secondo capitolo, i Vescovi fanno riecheggiare l’eco delle parole di Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento e quelle di papa Francesco a Sibari; ma ricordano anche tante prese di posizione lungo questi ultimi 70 anni dell’ episcopato calabrese. Presentando poi in maniera davvero toccante qual è il volto reale della mafia e della ’ndrangheta, senza mezze parole, ma con una chiarezza estrema, che va alla radice di questo fenomeno aberrante, che è in tutta evidenza opera del Maligno. Un fenomeno, che è insieme l’antistato, con le forme di dipendenza, che crea nei paesi e nelle città; e l’anti-religione, con i simbolismi e gli atteggiamenti utilizzati al fine di guadagnare consenso. La conclusione non può essere che una: “chi fa parte della mafia, anche se non ha ricevuto una scomunica scritta , si pone automaticamente fuori dalla comunione ecclesiale”. Nella terza tematica, viene posto in luce il rapporto di convinta collaborazione, che deve esistere tra la Chiesa e le Istituzioni civili, nel rispetto ovviamene del proprio ambito e della propria missione, al fine di combattere il male e di estirparlo alla radice: da una parte la Chiesa soprattutto con l’opera educativa; dall’altra le Istituzioni con tutti i mezzi messi a disposizione dalle leggi. Viene ribadita la stima che la Chiesa ha, particolarmente, verso la Magistratura e le Forze dell’Ordine; distinguendo ovviamente le dinamiche della loro azione, che sono diverse. E sottolineando che la Chiesa è Madre, agisce anche in foro interno e desidera la salvezza di ogni essere umano, perfino del peccatore più incallito. Nella quarta e ultima tematica, Non ci si può convertire a parole La conversione, anche se comincia nell’interiorità, deve diventare poi in qualche modo “visibile”. E’ un percorso irto di fatiche, ma non impossibile. E’ chiaro che è difficile, data la natura della mafia e della ‘ndrangheta: e qui vengono ancora ribaditi alcuni aspetti del “male assoluto” che l’associazione malavitosa rappresenta e del suo porsi assolutamente fuori dalla Chiesa. I Vescovi concludono la nota lanciano un grido di speranza: “Vorremmo che iniziasse davvero una stagione nuova della nostra storia, mettendo nel campo della vita dei calabresi i semi per un rifiorire della legalità, dell’onestà, dell’altruismo, del rispetto e, perfino, dell’amore fraterno. In quest’ultima tematica facciamo anche un annuncio ufficiale: la creazione di un Direttorio, nel quale quanto in questo Documento offriamo come riflessione diventerà “legge” all’interno della comunità ecclesiale, con i risvolti concreti e le norme che guideranno la vita di tutti i giorni”.