Nell’ambito del WORKSHOP dal titolo “Caratterizzazione dei Parametri produttivi del Suino Apulo-Calabrese” che si è svolto presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, sono stati affrontati una serie di tematiche relative alla filiera, investendola nella sua interezza. Dopo i saluti del direttore Prof. Giovanni Gulisano e gli interventi dei partecipanti al convegno il responsabile scientifico, il ricercatore Matteo Bognanno, docente di Zootecnica Speciale presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea, ha approfondito la tematica dichiarando “Il comparto suinicolo incide per 17% sul valore della produzione nazionale del settore zootecnico e per il 5% sull’agricoltura nel suo complesso. In ambito industriale l’attività di produzione di carni fresche e salumi rappresenta il 45% del fatturato dell’industria delle carni e l’8% del fatturato dell’industria agroalimentare”. Caratteristica fondamentale del comparto è l’elevata incidenza di produzioni tipiche a marchio territoriale (19 Dop e 7 Igp), che con circa 120.000 tonnellate di prodotto trasformato rappresentano il 53% del valore complessivo generato dalle aziende. Le trasformazioni che hanno interessato la zootecnia negli ultimi decenni hanno inciso profondamente sulla suinicoltura nazionale che, a fronte dell’enorme progresso registrato con l’attività di selezione riguardante alcune razze estere, ha innescato un inesorabile processo di sostituzione delle vecchie razze locali, alcune delle quali già scomparse ed altre in via di estinzione.” Il ricercatore Bognanno continua con la sua analisi “Ciò è dovuto maggiormente al mutato contesto socio economico che non ha reso più remunerativo il loro allevamento e quindi poco competitivo rispetto alle razze “migliorate”, determinando in questo modo una grave perdita di materiale genetico. Da ciò, è scaturita quella che oggi può essere definita come la problematica della salvaguardia della biodiversità – difatti – “Con Decreto Ministeriale n°20781 del 6/03/2011 il suino Apulo-Calabrese è stato inserito nel Registro Anagrafico Nazionale. Questo rappresenta per gli allevatori una possibilità concreta di porsi sul mercato con prodotti sempre più apprezzati dal consumatore e caratterizzati, al tempo stesso, da un elevato valore aggiunto. L’utilizzazione di popolazioni autoctone, come il suino Apulo-Calabrese oltre a fornire produzioni di qualità, consentirebbe una più ampia utilizzazione di territori marginali, a tutto beneficio dell’ambiente. Infatti zootecnia, sviluppo e difesa dell’ambiente possono essere considerati sinergici o addirittura costituire la condizione necessari per evitare il declino sociale e ambientale del territorio.”
In conclusione il ricercatore Bognanno dichiara “Lo scopo del lavoro della Azione Programma QuadroA.P.Q. della Regione Calabria è stato quello di migliorare le tecniche di allevamento del suino Apulo-Calabrese, nello specifico con interventi mirati all‘alimentazione al benessere e al costo di produzione.Il suino Apulo-Calabrese nasce allo stato brado o semi-brado, quindi libero, a tal riguardo presso l’azienda AGRIMAD della filiera Madeo, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha condotto due prove sperimentali con lo scopo di migliorare l’alimentazione e il benessere dell’allevamento. Al fine di migliorare i parametri produttivi dell’allevamento è stata utilizzata la “crusca di grano duro” in una delle diete alimentari. Il pubblico che ha partecipato ai lavori, ha manifestato un elevato livello di interesse alla tematica.