In un momento in cui l’Istat ci dice che il fenomeno migratorio, dopo tanti anni, è tornato a riguardare anche i cittadini italiani che, sempre più spesso, lasciano il proprio Paese per trovare “fortuna” altrove, l’Italia politica, tra critiche e proteste anche violente, è impantanata nel percorso di approvazione di quelle riforme che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) rendere possibile la ripresa economica nazionale. E, tra i tanti problemi che deve affrontare il nostro Paese, come è noto i più importanti sono rappresentati dall’altissimo tasso di disoccupazione (che tocca quote inaccettabili a livello giovanile), dalla burocrazia e dalla giustizia lenta oltre che priva di strumenti adeguati.
È proprio di giustizia ha parlato oggi il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, chiamato nuovamente a discutere in merito ai clamorosi eventi che, da diversi giorni, forniscono un quadro non solo deprimente e vergognoso della nostra Capitale, ma anche in continuo peggioramento. Questo, soprattutto perché la corruzione, che tristemente colloca il nostro Paese in una posizione compromettente all’interno di quella odiosa classifica dei Paesi al mondo più corrotti, ha un costo complessivo di 60 miliardi di euro ogni anno, cifra che risulta essere pari addirittura al 3% del Pil, sebbene vi sia chi – come il “Fatto Quotidiano” – ritenga che, in realtà, la cifra sia esagerata soprattutto ove si consideri che la Corte Europea ritiene che i danni causati dalla corruzione all’economia dell’intera Europa ammontino a circa 120 miliardi. Nonostante questo, la corruzione rappresenta per il nostro Paese un problema serio, molto serio, che non solo falsa i processi socio-economici interni, ma che dissuade anche eventuali investitori esteri.
E, proprio con riferimento alla situazione romana, il segretario del Pd ha tuonato che “i corrotti pagheranno tutto, fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo centesimo”. Proprio sulla base di questo, l’ex sindaco di Firenze ha annunciato che al Consiglio dei Ministri, previsto per giovedì, la compagine governativa “porterà quattro piccole grandi modifiche al codice penale in materia di corruzione”. “Si alza la pena minima da quattro a sei anni – ha continuato il Premier – per cui se hai rubato puoi patteggiare ma un po’ di carcere lo fai”. “Un po’ di carcere”, espressione infelice, questa, che sembra assumere il sapore del cosiddetto “contentino”, se rapportata ad individui che, al di là dei “fatti di Roma”, ma parlando in senso generale, nel momento in cui si rendono protagonisti di eventi, per effetto dei quali, attraverso reti di connivenze, sottraggono denaro al Fisco o ledono il tessuto sociale ed economico, creano un danno enorme per la comunità, ovviamente non (solo) di immagine. È previsto, inoltre, l’allungamento dei tempi di prescrizione proprio per i reati di corruzione e, nel momento in cui la corruzione sia provata, ovvero se vi sia una sentenza di condanna passata in giudicato, secondo quanto dichiarato da Renzi, sarà più semplice procedere alla confisca dei beni.