di Katia Germanò – Il rapporto “Freedom on the Net 2014”, appena presentato dalla Freedom House, evidenzia che la libertà su Internet, a livello mondiale, è ancora diminuita per il quarto anno consecutivo. Questo perché molti Paesi hanno introdotto la censura online e misure più estreme nel controllo degli utenti e stanno adottando nuove leggi che legittimano la repressione e perseguono penalmente il dissenso online. Sono difatti 41 i Paesi che hanno proposto o varato leggi, nel giro di dodici mesi, per penalizzare la libertà di espressione nella rete, rendendo sempre più possibile il controllo dei contenuti, ed in 19 Paesi i Governi hanno approvato leggi per aumentare la sorveglianza sugli utenti o restringere la possibilità di usare la navigazione anonima. La conseguenza è che sempre più aumenta il numero delle persone arrestate per la propria attività sul web ed anche i media online sono sempre più sotto pressione nello sforzo di autocensurarsi o di gestire le sanzioni legali. Nel rapporto i Paesi valutati sono 65 e vengono classificati in: liberi nell’accesso alla Rete, parzialmente liberi e non liberi, in base a dei quozienti che sono stati calcolati prendendo in considerazione gli ostacoli economici e infrastrutturali alla navigazione, i limiti alla libertà di espressione, come la presenza di blocchi e filtri per censurare contenuti sensibili, ed infine, le violazioni dei diritti dell’utente, compresi arresti e abusi. Di seguito alcune posizioni in classifica. Iran, Siria, Cina si confermano paesi dove la navigazione non è per nulla libera, mentre Russia, Turchia e Ucraina hanno avuto un peggioramento negli ultimi mesi. Estonia, Canada e Australia sono i tre Paesi con maggiore libertà, mentre gli Stati Uniti sono solo sesti in classifica e l’Italia ottava. Il nostro Paese ha un quoziente di libertà pari a 22 in una scala in cui zero equivale a totale libertà e 100 a libertà minima. C’è però da dire che la Rete non è ancora diffusa tra tutta la popolazione italiana, solo il 58% accede a essa. Infatti l’Italia resta indietro rispetto agli altri Membri dell’Unione europea dove la navigazione sul web è più diffusa, ma tuttavia ne registra una crescita da smartphone, nonostante il pc di casa rimanga quello privilegiato, seguito da quello del posto di lavoro, e poi da quello a scuola e all’università.