Secondo il Censis, nel biennio 2012-13 ad attivare i servizi per l’infanzia fra i Comuni italiani, troviamo solo un 54,6% . Un dato minore se si pensa a quanto sia bassa la percentuale totale degli utenti potenzialmente interessati (solo il 13,5%). Ciò che emerge dal rapporto periodico del Censis è che la situazione sociale italiana, in nessun comune, raggiunge la soglia prevista, tra l’altro, con una divergenza notevole tra le stesse città. Se in Emilia Romagna l’obiettivo raggiunto per la copertura dei bambini ed il loro ingresso nel ciclo primario, è di 27,3, la Calabria si aggiudica un picco in negativo di 2,1%. Si tratta di posti disponibili nelle scuole d’infanzia dove la maggior parte degli istituti didattici ha provveduto a creare liste d’attesa. Nella maggior parte dei casi, le scuole riescono a riassorbirle all’interno dello stesso istituto (25,5%), ma capita anche di dover coinvolgere altre scuole (7,4%). Almeno il 10% dei dirigenti scolastici avrebbe dichiarato di non riuscire ad adempire alle richieste effettuate dal territorio di riferimento. Quest’ultimo dato viene riscontrato soprattutto nelle regioni del Nord-Ovest Italiane, dove si vanno ad analizzare – a maggior ragione – i “processi formativi” , i quali sono stati presentati nel 48° Rapporto Censis. All’interno delle interviste svolte, sono stati ascoltati i dirigenti scolastici a proposito dell’introduzione del materiale didattico interattivo e tecnologico, come computer, tablet ed altri dispositivi di stessa natura. E’ emerso, inoltre, il relativo numero di preferenze da parte dei dirigenti verso una sempre più maggiore autonomia delle scuole per l’adeguamento strutturale (ben il 70,5%).