Il numero dei consiglierei regionali, imposto dalle politiche di spendig review è stato ridotto a circa 30 unità, e di conseguenza sono in molti quelli che sono rimasti fuori dalle stanze di Palazzo Campanella. Per il PD, vincente con largo consenso (anche se determinante è stata la pesante astensione al voto) non sono riusciti a ripetersi Mario Franchino, Gianni Speranza, Emilio De Masi,e Mimmo Talarico e Giuseppe Giordano (ex IDV). Nelle file del Centro Destra, tra Forza Italia e NCD, la situazione di malcontento è palpabile, rimangono esclusi dal Palazzo: l’ex capogruppo Ennio Morrone (F.I.), l’ex-assessore al Bilancio Giacomo Mancini (F.I.) e i consiglieri Albano(F.I.), Bulzomì (F.I.), Magno (F.I.), Masi (F.I.) e poi Alfonsino Grillo (NCD), Claudio Parente(NCD), Gianpaolo Chiappetta (NCD) e Tilde Minasi (NCD). Bocciati dagli elettori anche l’ex presidente della Commissione Bilancio Candeloro Imbalzano (NCD) e l’assessore uscente ai Trasporti Luigi Fedele (NCD). Stessa sorte ai anche i transfughi Rosario Mirabelli e Salvatore Magarò. Ma chi ha subito maggiormente le conseguenze di questa mannaia elettorale è l’UDC, che nella precedente legislatura aveva 2 assessori (Michele Trematerra) e il Presidente del Consiglio (Francesco Talarico) che è rimasto ampiamente sotto la soglia del 4%. Rimangono fuori tutti anche i consiglieri Ottavio Bruni e Gianluca Gallo, (quest’ultimo passato anche nella Casa delle libertà).