Secondo il Governo, il primo passo del lungo percorso che consentirà al nostro Paese di cambiare volto, chiudere una devastante e difficile stagione di crisi e porre le basi per la successiva ripresa, è stato finalmente compiuto. La Camera dei Deputati, infatti, con 324 sì, 108 no e 3 astenuti, ha approvato il testo della Legge di Stabilità, dopo che il provvedimento, non più tardi di sabato, ha ottenuto la fiducia a favore delle tre parti in cui è stato suddiviso. Che l’avvenimento sia importante non v’è dubbio, come non v’è dubbio che le polemiche delle prossime settimane saranno parecchie. Il tema decisivo di scontro politico e di contrapposizione partitica è quello delle tasse, questione molto cara a Forza Italia, che non perde mai tempo per mettere in evidenza, non solo la propria posizione in merito, ma anche e soprattutto la poca chiarezza dell’attuale esecutivo, almeno per quello che riguarda la pressione fiscale.
Il partito di Silvio Berlusconi è già sceso in piazza, in quello che è stato il “no tax day”, per ribadire la pericolosità e l’inaccettabilità di imposte che colpiscano la prima casa e il risparmio dei cittadini. In quest’ottica sono nettamente criticabili alcuni punti della legge di stabilità che, secondo il partito dei moderati e conservatori italiani, determinerebbero un aumento considerevole del carico tributario a danno dei cittadini e, dunque, delle famiglie, ad iniziare dai consumi (con il problema dell’aumento dell’Iva e della benzina) per finire con il settore edile, particolarmente colpito negli ultimi anni, tanto è vero che in alcune zone è completamente fermo. Una prospettiva, in effetti, direttamente riconducibile al percorso tracciato dai due Governi precedenti, ovvero quello Monti e quello Letta, e che l’attuale (non eletto) Premier si appresta a continuare e meglio specificare.
La compagine governativa, pertanto, esprime una posizione diametralmente opposta e difende la bontà e l’opportunità della politica fiscale del Governo guidato dal segretario del Pd, considerata come il momento di svolta necessario a determinare il sorgere di quelle condizioni che metteranno il nostro Paese nella situazione di superare la crisi e di ripartire. Tutto nel segno, incontestabile e perentorio, delle istituzioni europee, della stabilità dei mercati e – si potrebbe aggiungere – della tenuta del settore finanziario. È abbastanza chiaro, infatti, il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il quale, ricordando che “si può conciliare la stabilità dei conti con le politiche di sostegno a crescita e occupazione, indispensabili per contrastare la crisi”, ha precisato che “questa legge di Stabilità consentirà all’Italia di avviare quell’inversione di tendenza, in termini di crescita economica e occupazionale, attesa da anni, e di affrontare il 2015 con una fiducia accresciuta”.
Insomma, quello che traspare è che, sino ad ora, le parole d’ordine sono sempre le stesse: stabilità dei conti, investimenti stranieri, privatizzazioni, dismissioni, pressione fiscale. Di piani industriali e di politiche strategiche serie, corpose ed organiche, dirette alla ricostruzioni del tessuto sociale ed economico nazionale, almeno per il momento, neppure l’ombra. Dure critiche sono arrivate anche dal Movimento Cinque Stelle.