Oggi ricorre il venticinquesimo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,approvata solennemente il 20 novembre 1989 dall’assemblea delle Nazioni Unite ed entrata in vigore il 2 settembre 1990. Il documento più ratificato del pianeta , anche se quasi paradossalmente, uno dei documenti più ignorati e sconosciuti e, in quanto tale,poco valorizzato nelle sue potenzialità, e, nel nostro Paese,poco studiato anche negli ambienti educativi. Sull’infanzia ricadono crisi di varia natura,contraddizioni sociali e carenze ambientali di vario tipo. Esistono ancora molti bambini abbandonati sia negli istituti assistenziali sia per strada,in braccia a madri o padri,o presunti tali,che elemosinano lungo le arterie principali delle nostre città;o manipolati,dimenticati e indifesi perché i loro diritti sono misconosciuti da agenzie educazione,da servizi burocratizzati e scoordinati;o resi invisibili come i nomadi o immigrati,talvolta maltolleranti e mai veramente integrati;o bambini che svolgono il loro apprendistato alla vita per strada. In questo contesto la scuola riveste una particolare centralità. E’ un luogo di dialogo,di ricerca e di esperienza sociale informato ai valori democratici,nel quale ognuno opera per garantire la formazione alla cittadinanza,la realizzazione del successo formativo,lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Proprio per l’intensità delle relazioni che si intessono nelle aule scolastiche,i docenti sono chiamati a sviluppare una sempre più efficace attenzione nei riguardi degli allievi. Sono chiamati vieppiù in questo contesto temporale a prendere sempre più consapevolezza delle normali difficoltà di crescita degli alunni,delle loro insicurezze e ansietà,delle loro fragilità,delle loro inquietudini,spesso non espresse in maniera diretta. Gli insegnanti sono tanto più efficaci quanto più, mentre conducono la loro azione didattica, imparano a sviluppare una sempre maggiore capacità di ascolto e di dialogo. In ambito scolastico vanno salvaguardati sette diritti di cittadinanza che sono lo sfondo determinante per esplicitare buone pratiche pedagogico – didattiche dentro la scuola. Il diritto alla comunicazione. Nel costruire orari di lavoro dobbiamo garantire agli allievi la possibilità di comunicare fra loro,con gli insegnanti,con la propria comunità territoriale. Diritto alla socializzazione. La necessità di strutturare offerte formative attente a favorire concretamente la socializzazione. Diritto all’autonomia. Diventare “cittadino” è un lungo e difficile cammino. Lo studente ha bisogno di relazioni significative con i docenti che,di fronte al compito di promuovere l’identità culturale dei propri allievi,devono trasmettere alle nuove generazioni senso di appartenenza e voglia di futuro. Diritto alla costruzione dei saperi. C’è bisogno di dare continuità e rigore agli apprendimenti. Diritto all’esplorazione. L’aula resta il luogo privilegiato dell’apprendimento ma non va dimenticato l’ambiente,l’attività di ricerca sul territorio. Diritto al movimento. L’attività motoria è ancora troppo sottovalutata. Necessita di più tempo,più spazio,più risorse. Diritto alla fantasia. I nostri ragazzi hanno bisogno di insegnanti creativi che sviluppino la fantasia,il pensiero laterale degli allievi. Ma nel giorno in cui si enfatizza l’interesse per la condizione dell’infanzia nel mondo non possiamo non rilevare che in Italia si perpetua ormai da troppo tempo un diritto negato a più di cinquecentomila minori nati in Italia e discriminati a causa di una legge medioevale che non prevede ,infatti, lo ‘jus soli’, il diritto di cittadinanza acquisito per il semplice fatto di essere nati in Italia.. Il risultato pratico delle scelte legislative italiane in fatto di cittadinanza è che migliaia di bambini e ragazzi di origine straniera vivono in una sorta di limbo del diritto,essendo italiani di fatto ma restando esclusi da tutta una serie di diritti per i quali è prevista espressamente la cittadinanza italiana. Questo il capolavoro del legislatore.
Prof. Guido Leone
Già Ispettore tecnico USR Calabria