Riceviamo e pubblichiamo
Spinto da un personale senso estetico, che mi distoglieva dal mettere piede sull’osceno asfalto che ricopriva (e tuttora ricopre) le strade di Reggio pavimentate in pietra, il 4 Febbraio 2012 presentai in Palazzo San Giorgio una petizione popolare che chiedesse al Comune di Reggio la rimozione degli strati bituminosi ed il ripristino della antica pavimentazione in pietra lavica, nonché il recupero di quella in pietra calcarea ovvero Pietra Reggina.
La petizione, portata avanti dal Club UNESCO ”Re Italo”, pubblicamente rammentata da due articoli apparsi su Il Quotidiano in date 7/02/2012 e 3/10/2012, ha raccolto circa 1300 firme da persone provenienti da Reggio, dalla provincia nonché da 15 regioni italiane e da ben 43 paesi del mondo; ciò dimostra che Reggio sia oggi una città cosmopolita ed abitata da persone alle quali, a prescindere dalle loro origini geografiche, stanno a cuore le sorti del suo centro storico. Il 3 Maggio 2013 ho pubblicamente reso noti, mediante lettera indirizzata ad Associazioni, Testate Giornalistiche, Dipartimenti Universitari e Pubbliche Istituzioni, i risultati della Petizione e le mie impressioni in merito al volere della classe che governa la città (indipendentemente dal colore politico di questa). Recentemente ho nuovamente espresso il dissenso al perpetrarsi di uno stato indecoroso del centro della città nel saggio breve da me scritto Reggio Centro del Mediterraneo · un excursus storico di 3500 anni, pubblicato nel Maggio 2014. Chi, come me, ha visitato molte centinaia fra cittadine, borghi e metropoli ubicate in decine di paesi, sa che l’estetica di una città, lungi dall’essere un mero fattore visivo, è un importante elemento di un connubio che sussiste con la vivibilità da parte dei cittadini e la funzionalità dei suoi servizi. Le basole, in pietra lavica, delle strade del centro reggino sono state ivi posizionate durante la ricostruzione successiva al terremoto del 1908: sono dunque pietre di taglio recente (considerando che le pavimentazioni in pietra possono essere utilizzate per secoli) e -obiettivamente- in ottimo stato (le butterature fungono ovviamente,da antisdrucciolo). I tasselli, di grandi dimensioni, di Pietra Reggina, derivano dalla pavimentazione che era stata realizzata dopo il terremoto del 1783, recuperata e riutilizzata. Oltre ad arrecare in sé secoli di storia, le due tipologie di pietra rappresentano visivamente l’essenza stessa della città di Reggio: la pietra lavica simboleggia i Regni di Napoli e di Sicilia, geomorfologicamente caratterizzati da ambienti vulcanici, dall’Etna al Vesuvio passando per altri tre vulcani attivi; la pietra calcarea reggina, scavata in corrispondenza del 38º parallelo, rappresenta la peculiarità di Reggio, ubicata al centro del Mediterraneo. Il misto chiaro e scuro di queste due pietre visualizza fisicamente l’idea dell’identità mista, calabro-sicula, della città, storicamente protratta tra la penisola italica, le isole sicule ed il mare. Eliminare la, lucida e luminosa, pavimentazione storica del Corso reggino per sostituirla con sterili tasselli opachi al centro della carreggiata e blocchi di cemento ai due lati, è un’operazione indecorosa ed irrispettosa della storia della città. Opere similmente oscene sono state purtroppo realizzate in molti luoghi, sia cittadine che metropoli, sempre per venire incontro a quel gioco di scambi di favori tra politici ed imprese edili (non solamente in aree italiche, iberiche, balcaniche o caucasiche, ove ciò appare chiaro essere la prassi, bensì persino in regioni centro, est e nord europee). Le basole laviche di Reggio sono in ottime condizioni, come appare da piazze e strade secondarie nelle quali sono state riportate alla luce; il Comune e la Soprintendenza conoscono la situazione, tanto più che, ad oggi, non è ancora stato scarificato il manto bituminoso nella parte più centrale del Corso, in quanto è proprio lì, spero, che si prevede di lasciare le pietre originali, semplicemente ripulendole come andrebbe fatto lungo l’intera strada. Spero vivamente che Comune, Soprintendenza ed imprese trovino i loro accordi, e scambino reciproci favori, come da prassi millenaria, senza distruggere le antiche pietre di Reggio, annichilendone la storia che con sé arrecano.
Alessandro Gioffrè d’Ambra
Naturalista, Storico della Scienza e Volontario
Responsabile dei Rapporti con l’Estero del Club UNESCO “Re Italo” · club reggino attivo dal 1983
Città di Reggio, centro del Mediterraneo · ove, 3500 anni or sono, nacque il nome Italia