Rosarno: operazione Onta 2

Il 18 novembre 2014, in Rosarno, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione all’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei seguenti soggetti per i delitti di seguito indicati:carabinieri005

C.G. cl. 1958: poiché, nella qualità di difensore di C. S., istigava il teste G. B. ad affermare il falso davanti al Tribunale di Palmi sulle circostanze di fatto sulle quali veniva sentito;

C.G. cl. 51 ed i figli C.A. e C.D.: per la detenzione illegale in concorso di un’arma comune da sparo, in particolare un pistola;

N.G. cl. 1978 e N.G. cl. 1948: per la detenzione illegale in concorso di più armi comuni da sparo, in particolare più pistole;

N.G.:

per furto continuato ed aggravato poiché al fine di trarne profitto si impossessava di un quantitativo imprecisato di KWh sottraendola alla legittima proprietaria ENEL Servizio Elettrico S.p.A. attraverso la manomissione del contatore;

per furto continuato ed aggravato poiché al fine di trarne profitto si impossessava di un quantitativo imprecisato di gas sottraendolo al legittimo proprietario attraverso la manomissione del contatore.

Premessa

Le indagini, coordinate per la Procura della Repubblica di Palmi dal Procuratore dott. Emanuele Crescenti e dalla dott.ssa Anna Pensabene e sviluppate dai Carabinieri di Reggio Calabria, sono state avviate a seguito della complessa attività investigativa svolta nei confronti degli Avvocati G.C. e V.P., di C.G., L.A.R. e C.M., conclusasi in data 8 febbraio 2014 con l’esecuzione delle misure cautelari a loro carico emesse dal Tribunale di Reggio Calabria in occasione dell’operazione c.d. “ONTA”, che ha fatto luce sulla responsabilità dei medesimi in ordine alla vicenda drammatica occorsa a M.C.C.. Gli elementi più significativi emergevano dalle conversazioni tra presenti captate all’interno dello studio legale dell’avv. G.C. e dello studio legale in uso all’Avv. V.P.. Con particolare riferimento alla posizione dell’Avv. G.C. si deve evidenziare che dalle conversazioni tra presenti captate all’interno del suo studio legale, emergono ulteriori elementi indicativi della contiguità del predetto legale con gli ambienti della criminalità organizzata del c.d. mandamento tirrenico.

Le condotte degli indagati

In primo luogo, veniva contestato all’Avv. G.C. di aver istigato G.B. a rendere una falsa testimonianza in un’udienza dinanzi al Tribunale di Palmi, nell’ambito della quale avrebbe dovuto riferire circa l’uso di una pistola da parte di S.C.. L’Avv. C., infatti, induceva B. a non fare menzione di tale pistola, facendogli notare che tale condotta lo avrebbe posto in una posizione analoga a quella dei “collaboratori di giustizia”, ovvero minacciandolo implicitamente di probabili ritorsioni. Analogamente, nello studio legale C., D.C., figlio di G. cl. 1951, esponendo all’Avvocato una situazione familiare funestata da continui problemi, si soffermava sulla detenzione della pistola presso la propria abitazione, riferendo all’Avv. G.C. circa la perquisizione eseguita in occasione dell’esecuzione della misura cautelare a carico del padre; raccontava a tal proposito che il padre avrebbe detenuto effettivamente una pistola occultata in un bauletto di una moto non rinvenuta comunque in occasione della citata perquisizione effettuata nella notte del 18 ottobre. In seguito, nel corso delle intercettazioni nello studio legale “P.”, N.G. avrebbe dichiarato all’avvocato P. di aver detenuto illegalmente delle armi che il padre G. gli avrebbe tolto per timore che lo stesso potesse utilizzarle contro i creditori se non anche per farsi del male e/o per commettere qualche illecito. Sempre N.A, inoltre, informava P. di perpetrare continui furti di energia elettrica e gas: per il gas ammetteva anche di aver utilizzato violenza e minacce nei confronti del tecnico che a seguito di un controllo aveva riscontrato la rottura dei sigilli e l’allaccio abusivo. Nel provvedimento restrittivo, il Giudice ha stigmatizzato l’estrema pericolosità sociale degli indagati, desunta dai precedenti penali e soprattutto dalla contiguità alle locali consorterie criminali organizzate.

G.C. cl. 1951 e i figli A. e D. risultano avere diverse frequentazioni con esponenti dell’associazione criminale denominata ‘ndrangheta nell’articolazione operante in Rosarno nota come “cosca PESCE”.

Il lungo curriculum criminale di G.N. non lascia adito a dubbi in merito alla pericolosità del soggetto, così come G.N. la cui capacità delinquenziale emerge ancora una volta e conferma l’indole violenta dell’indagato; a ciò si aggiunga che la caratura criminale ed il ruolo ricoperto dal N.G. all’interno dell’organizzazione criminale c.d. “’ndrangheta” operante nel territorio di Rosarno era già emersa nell’operazione “Blue Call”, in occasione della quale veniva arrestato il fratello di questi, F., in seguito condannato per 416 bis; peraltro, le attività investigative consentirono di porre in luce il ruolo svolto dall’indagato durante il tempo della latitanza di U.B. cl. ’83.

Con riferimento all’Avv. G.C. emerge che il legale non solo ha indotto il B. a deporre il falso in dibattimento, ma ha anche minacciato implicitamente quest’ultimo di ritorsioni ove lo stesso avesse contravvenuto al consiglio fornitogli; in sostanza – aggiungeva G.C. – qualora avesse deposto il vero sarebbe stato considerato come colui che collaborava con la giustizia, un infame secondo l’accezione negativa che notoriamente circola negli ambienti malavitosi di cui il legale si faceva evidentemente portavoce.

Dati operativi 

Nel corso dell’operazione sono stati impiegati oltre 30 Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori e dell’8° Nucleo Elicotteri.

COMUNICATO STAMPA – CARABINIERI- Legione Carabinieri Calabria Comando Provinciale di Reggio Calabria

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