Lavoro: Renzi cede alla minoranza, ma Ncd non ci sta: “Coalizione a rischio”

manifestazione Alcoa lavoratoriQuando tutto sembrava, ormai, deciso, la riforma del lavoro fa segnare l’ennesimo colpo di scena, destinato a provocare nuove polemiche interne alla maggioranza che sostiene l’esecutivo. Questa volta, però, i rapporti di forza dovrebbero essere diversi, rispetto a quanto si è verificato a livello politico nelle settimane passate. La direzione del Pd, svoltasi mercoledì sera, a seguito dell’incontro tra Renzi e Berlusconi, ha determinato, infatti, un drastico e, per certi versi, inaspettato cambiamento, contrassegnato dal disgelo tra maggioranza e minoranza del partito che sarebbero giunte ad un accordo proprio sul Jobs act.

PDIl diritto al reintegro in caso di licenziamento per motivi discriminatori o disciplinari è stato, infatti, reintrodotto e, salvo nuovi sviluppi, non sarà, quindi, oggetto degli interventi in precedenza inseriti nel testo della riforma, che, diversamente, dovrà recepire in commissione il nuovo indirizzo. Uno stravolgimento importante, rispetto, a quanto successo fino ad oggi, che non può non provocare conseguenze e riflessione di varia natura. In primo luogo ci si potrebbe chiedere se anche questo argomento sia stato opportunamente affrontato durante l’incontro tra il segretario del pd e il leader di forza Italia e, ammesso che ciò si sia verificato, quale sia stata – o quale sarà – la posizione del maggior partito del centrodestra. Non dovrebbe esserci, tuttavia, la questione di fiducia sul testo modificato, secondo quanto chiarito dal capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, che ha sottolineato come “abbiamo deciso di fare modifiche rilevanti. Non ci sarà la fiducia sul testo uscito dal Senato ma ci sarà un lavoro in commissione. Si riprenderà l’ordine del giorno approvato in Direzione”. Il passo successivo sarà il voto.

sacconiChi non ci sta, però, è un altro pezzo, seppur piccolissimo, che compone la maggioranza su cui si basa la fiducia concessa all’attuale esecutivo, ovvero il Nuovo centro destra che, tramite Maurizio Sacconi, ha affermato che il nuovo testo non è accettabile. Immediata, quindi, la richiesta, da parte del partito del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di un nuovo vertice di maggioranza, onde evitare il rischio di rompere la coalizione. Altrettanto immediata, tuttavia, è stata la replica del Ministro Boschi (Pd) che ha stoppato sul vertice di maggioranza, ritenendo sufficiente il lavoro in Parlamento. Elemento ulteriore, questo, che fa propendere verso la tesi di chi sostiene che, in questo momento, complice il fatto che la crisi non passa e che i segnali di crescita sono irrisori, si stia lavorando per la formazione di una nuova maggioranza completamente “democratica”. Soluzione che, ovviamente, non può che passare per le elezioni anticipate. Quel che è certo è che la Commissione lavoro della Camera dovrebbe iniziare a votare gli emendamenti al Jobs Act già da domenica pomeriggio alle 16. L’obiettivo è che tutto, compresi i decreti attuativi, siano pronti già da inizio anno. A prescindere da quelle che possono essere le posizioni personali sulla riforma del lavoro e sul Jobs act, Renzi, quindi, rischia di perdere l’ennesima partita. Se tutto ciò sia un bene o un male lo potremo appurare solo in un secondo momento, ma, con molta probabilità, il prossimo scontro che perderà sarà uno scontro probabilmente più importante, ovvero quello con l’Europa a danno dell’Italia.

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About the Author: Luigi Iacopino