13\11\2014 – di Fabrizio Condemi – L’Italia rischia una crescita zero nel 2015: è quanto emerge dal rapporto ‘Global Macro Outlook’ di Moody’s, che prevede per il prossimo anno un’espansione del Pil fra -0,5% e +0,5% nel suo “scenario centrale”. Stessa prospettiva per l’anno in corso, dopo che Moody’s un mese fa aveva indicato un -0,3% per il 2014 e un +0,5% per il 2015. Peraltro in Europa siamo oramai stati declassati e rappresentiamo oramai una palla al piede, secondo l’agenzia di rating le riforme varate da dai governi di Francia e Italia “avranno un impatto velatamente positivo e troppo graduale”.
Cioè qualcosa di positivo, forse, ma solo lontano nel tempo, nel breve periodo invece la situazione é sempre più cupa: “Nel breve termine – scrive Moody’s -, ci aspettiamo ulteriori aumento della disoccupazione nei Paesi più deboli dell’Eurozona, come Francia e Italia, che indeboliranno i consumi e prolungheranno la situazione di crescita molto bassa”. Il governo Renzi sta continuando ad “imbarcare” acqua, nessuna riforma, nessun taglio concreto della spesa Pubblica, costante aumento delle imposte così da far contrarre ancor di più i consumi.
Prima fu Monti, all’indomani della caduta del governo Berlusconi (l’ultimo ad aver garantito un minimo di crescita), poi Letta e adesso Renzi ma la situazione non é mai migliorata. Proprio il governo Renzi, sulla politica economica pare quello che sta registrando le peggiori battute d’arresto. Anche perché, nonostante il lungo periodo di austerità, l’Italia é sempre dietro la lavagna in Europa. Forti sono, infatti, le ostilità provenienti da Bruxelles per il capo del governo italiano. La Commissione Europea s’è presa più tempo per valutare le leggi di stabilità dei singoli paesi, ricordando che il fatto che nessuna bozza di bilancio sia stata respinta al primo esame della Commissione “non vuol dire che tutti i Paesi rispettino le indicazioni del Consiglio Ue”.
Un messaggio che sembra diretto soprattutto a Italia e Francia: le loro leggi di stabilità non convincono. Peraltro, con il Pil negativo, si abbasserebbero le pensioni per effetto della riforma Dini del 1995 che prevede che i contributi messi da parte vengano rivalutati sulla base del pil nominale, cioè il Prodotto interno lordo che incorpora anche il dato sull’inflazione, oggi, appunto, negativa. Se accadesse, sarebbe l’ultima beffa della crisi, come se già non bastassero la ripresa che tarda ad arrivare e lo spettro della deflazione appena affacciatosi sulla nostra economia.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore per i pensionati rischia di arrivare una brutta sorpresa: per effetto della recessione, la quota di contributi versata, da cui dipende l’importo delle pensioni, potrebbe rivalutarsi negativamente nei prossimi anni. Imprese sempre più nel baratro, aumenta la disoccupazione, aumentano le tasse, adesso si ridurranno anche le pensioni…cosa aspettarsi di più dal governo Renzi?