Si diffonde la seguente dichiarazione del Presidente della Viola Basket, Giusva Branca: “Sono un uomo di sport e all’interno dello stesso mi muovo, con diversi ruoli, da oltre 30 anni. A fine gara ho aspettato a lungo per complimentarmi, uno per uno, con i giocatori di Ferrara, dal mio punto di vista protagonisti di una prestazione importante e, soprattutto, caratterizzata da un atteggiamento di grande correttezza. A me lo sport piace intenderlo così, lo so che in campo si vince e si perde, anche in maniera bruciante e immeritata, alle volte. E so bene, dunque che le sconfitte, come le vittorie, hanno mille cause e che il comportamento sul campo di ciascuna delle parti in causa è valutato da chi di competenza. Così la sconfitta della Viola, maturata ieri contro Ferrara nelle ultime battute del confronto, verrà analizzata nella sua genesi tecnica dal coach Benedetto mentre, la prestazione degli arbitri verrà giudicata dal loro osservatore, presente ieri a Reggio. Da Presidente, però, ho l’obbligo di segnalare al movimento i problemi strutturali e non quelli contingenti. Mi spiego meglio: sarebbe facile per me, oggi, rilevare il clamoroso errore che ha portato durante i primi minuti di gara al terzo fallo assegnato a Rush (con conseguente “eliminazione” dal campo per numerosi minuti di uno dei nostri giocatori più importanti e doppio fallo tecnico alla panchine della Viola), oppure segnalare l’imbarazzo col quale gli arbitri hanno gestito l’azione decisiva della gara, con doppio fischio, contrastante, di due di loro. Ma questo non mi compete: ho garbatamente fatto presente a fine gara ciò che ritenevo opportuno far rilevare agli arbitri che, altrettanto garbatamente mi hanno spiegato il loro punto di vista, pur non essendo tenuti a farlo. Che poi, sul piano tecnico, le loro spiegazioni mi abbiano convinto oppure no, non è argomento che, naturalmente, può interessare nessuno nell’intero movimento cestistico. Incarto e porto a casa, col sorriso, come lo sport mi ha insegnato a fare. Il problema, però, è ben più ampio e, paradossalmente, rende merito agli arbitri di ieri. I signori Cerbaucich, Ascione e Chersicla hanno operato delle scelte che, al di là della loro fallacità, hanno mantenuto, rispetto alla loro convinzione, fino alla fine, e così, nella palla contestata che ha deciso la gara, dopo aver già operato numerosi fischi contestatissimi da squadra e pubblico di casa, hanno in piena autonomia assegnato canestro, tiro libero e vittoria alla squadra ospite. Rilevo le incongruenze tecniche, le tengo per me (come detto ci penseranno gli organi preposti a intervenire) e però mi tocca dare atto agli arbitri di aver scelto, pur eventualmente errando, in maniera del tutto scevra da ogni condizionamento. Bravi! E però il sistema arbitrale nel suo complesso ha il dovere di garantire uniformità di metro di giudizio ed omogeneità di atteggiamento tra tutti coloro che la domenica amministrano la palla a due. Io mi augurerei di reincontrare gli arbitri di ieri in trasferta, perché sono certo che non sono persone condizionabili e se sbagliano lo fanno fino in fondo, quali che siano le conseguenze e le pressioni ambientali. Invece sappiamo tutti – e si badi bene che questo non è un problema della Viola ma dell’intero movimento, oggi a me, domani a te – che esistono arbitri di questo tipo ed invece arbitri “sensibili” al contesto, con conseguente mancanza di tutela per la squadra che viaggia. E dunque, le designazioni, che tra l’altro non sono affidate al caso, diventano una roulette russa e questo in un torneo di serie A2 è inaccettabile.
Sono sufficientemente esperto per non cadere nella utopia di pensiero di chi auspica un campionato con arbitri che siano tutti al medesimo livello; non succede con i giocatori, con gli allenatori, con i presidenti, non può accadere con gli arbitri. Ma il settore arbitrale della Fip – al quale mi rivolgo ufficialmente col massimo rispetto e senza alcuna nota polemica, ma solo con intento collaborativo di chi segnala un problema collettivo – deve urgentemente affrontare il problema della omogeneità di atteggiamento degli arbitri e, visto che il carattere degli esseri umani è difficilmente modificabile, mescolare le terne in maniera tale da renderle quanto più possibile omogenee. Anche perché in mancanza di tale omogeneità sarà gioco facile, visto che le caratteristiche degli arbitri, come quelle dei giocatori, sono ben note, comprendere se per le partite in trasferta della squadra x vengono per lo più designati arbitri resistenti ai contesti oppure no e magari farsi assalire da dubbi quando ti accorgi che la potenza economica di una squadra fa il paio con frequenti designazioni di garanzia. Sono brutti pensieri, sgarbati, il pensar male si insinua nel pensiero positivo e lo mina alla base. Perché è noto che, alla lunga, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina…
Ufficio Stampa Viola Basket
Reggio Calabria, 11 novembre 2014