Il crollo di un muro, la fine di un incubo

Una sera d’autunno di 25 anni fa, l’8 Novembre 1989, l’allora leader del partito comunista berlinese Gunter Schabowsky annunciò “Da stasera la frontiera è aperta”. Il 9 Novembre ebbe inizio lo smantellamento del Muro di Berlino, il simbolo della Guerra fredda che per ben ventotto anni segnò la divisione di una città tra Berlino Est (la DDR, sotto l’influenza dell’Unione Sovietica) e Berlino Ovest (la BDR, sotto l’influenza degli Stati Uniti).

155 km di filo spinato, mattoni, cemento, guardie con armi puntate verso chiunque avesse tentato la fuga verso la BDR ed almeno 138 morti. La sera del 9 Novembre migliaia di persone all’est si riunirono ai piedi del famigerato muro, ancora sorvegliato dai soldati, lo stesso dalla parte ovest. Qualcuno dette l’ordine ai soldati di ritirarsi e, tra incredulità, lacrime ed abbracci, quelle migliaia di persone cominciarono a scavalcare il muro per la prima volta in totale libertà da quel 1961, anno in cui venne eretto.

Le immagini fecero il giro del mondo. Quel 9 Ottobre 1989 segnò la fine di un incubo per un popolo e la decadenza del regimo comunista totalitario nel vecchio continente. Le celebrazioni di questo importante anniversario, ricche di eventi, sono in iniziate venerdì con “l’accensione”, da parte del sindaco Klaus Wowereit, di ottomila ballons posti lungo i 15 km sui quali si estendeva il Muro. Questa sera i ballons verranno liberati in aria in ricordo di ciò che accadde. Molte parole sono state spese e molte se ne spenderanno ancora. Alcune porzioni del muro sono state conservate e disseminate per il mondo nelle più importanti città. Tutto ciò a memoria di una barriera che ha segnato un’epoca e migliaia di vite.

Più delle parole, le immagini sanno trasmettere ciò che fu.

 

 

 

 

 

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About the Author: Annalisa Brivio