In un villaggio pakistano nei pressi del Punjab, una coppia di cristiani pachistani accusati di blasfemia è stata massacrata e arsa viva. I due – lui 26enne, Shahzad, e lei, 24enne, Shama – sono stati picchiati sino alla morte e poi bruciati vivi da una folla di musulmani inferociti, che li accusavano di aver commesso blasfemia, per aver bruciato alcune pagine del Corano. L’epidosio è l’ultimo di una serie di violenza contro le minoranze non musulmane sunnite nel Paese, è avvenuto a Kot Radha Kishan, nell’Est del Pakistan dove i due cristiani, marito e moglie, lavoravano in una fabbrica di argilla, all’interno della quale sono stati sequestrati il 2 novembre e tenuti in ostaggio per due giorni, prima della tremenda tortura che hanno dovuto subire. “Nessuna pietà” per i colpevoli del crimine contro i due cristiani, ha assicurato il primo ministro pakistano, Nawaz Sharif, che ha aggiunto: “Uno Stato responsabile non può tollerare che resti impunito un linciaggio pubblico “. “La legge deve fare il suo corso e punire chi è responsabile di questo atto”, ha dichiarato il primo ministro, sottolineando che il governo ha il dovere di “proteggere le minoranze del paese da violenza e ingiustizia” e promuovere “l’armonia tra le varie religioni”.