Fare di Reggio Calabria un Laboratorio permanente di progetti e di creatività che coinvolga la scuola, le Università, gli Istituti di cultura, le Istituzioni preposte alla salvaguardia e tutela dei beni culturali, le più attive Associazioni culturali è l’unico modo per ottenere rapidamente i primi risultati per attivare una reale offerta culturale ai cittadini e ai turisti e far ripartire l’economia.
Ripartire dalla cultura significa non solo creare una immediata sinergia tra le istituzioni culturali cittadine quali archivi biblioteche, musei, conservatorio musicale, accademia di belle arti, che faticano a svolgere anche la normale attività e riescono solo episodicamente a mostrare al meglio il loro patrimonio materiale e di conoscenza, coinvolgendole in una comune programmazione che abbia l’istituzione civica come momento di raccordo e di proposta.
Mettere sul tavolo prima l’idea complessiva di immagine che si vuole dare della storia e delle potenzialità culturali della città,con l’aiuto dei rappresentanti delle strutture culturali cittadine, e solo successivamente dare corpo agli spazi che dovranno ospitare le iniziative congiunte. Insomma proprio il contrario di come si è fatto, ad esempio, con l’idea, valida ma mai espressa in termini di reale progettazione culturale da parte di esperti, del Museo della città che dovrebbe essere ospitato nell’ex Convento di Sales. Non una struttura che si aggiunga alle difficoltà delle altre,come la Pinacoteca civica o l’Archivio comunale, non un insieme di oggetti presi a caso e trasferiti senza un filo conduttore narrativo, ma un luogo dove i cittadini e i turisti possano essere accompagnati, dai reperti ma anche dall’uso delle nuove tecnologie, a leggere una città che mostra oggi solo il suo volto più recente, quello degli anni ’30 della ricostruzione. Collegare, ad esempio, questo luogo della memoria con un circuito funzionante e sempre attivo con i siti e i monumenti rimasti dal passato come il castello aragonese e i siti archeologici urbani, in forme di gestione partecipata d’intesa con associazioni e privati e con progetti adeguati di animazione culturale finanziati dalla Regione o direttamente dall’Europa. Questo sarebbe facile per chi lo sa fare ma impossibile sino ad oggi per il mancato coinvolgimento delle professionalità ampiamente presenti ma tenute a debita distanza dal potere decisionale.
Processi virtuosi i cui costi non graverebbero sulla amministrazione civica se non per il necessario coordinamento e la predisposizione di rapide Linee guida sulla gestione del proprio patrimonio immobiliare, artistico culturale, materiale, immateriale e che dovrebbero partire dalla valorizzazione del personale amministrativo interno e dalla riorganizzazione funzionale degli uffici preposti.
Se la città riuscirà a far partire questo processo dal cuore delle sue istituzioni potrà facilmente estendere questo positivo processo, anche con il supporto dell’arte contemporanea, alla immediata periferia, potenzialmente ricca di energie costruttive, con la partecipazione degli stessi abitanti rendendoli parte dei processi di riqualificazione e rigenerazione urbana. E dalla vicina periferia a tutto l’hinterland provinciale e quindi iniziando già ad attuare dalla base un reale processo di costruzione di una vera realtà metropolitana.
Non dovrebbero più essere sogni per la nuova amministrazione civica cui è ormai affidata la rinascita della città,difficile e dura da costruire ma non più impossibile.
Marisa Cagliostro