E alla fine arrivano i risultati. Trasparenti. Certo la lettura dei dati elettorali da parte dei dirigenti e dei candidati è sempre faziosa, soprattutto dall’angolo degli sconfitti che ripetono di “essere andati oltre le previsioni”. Qui c’è poco da discutere o arrampicarsi sugli specchi: il successo di Giuseppe Falcomatà con il 60% dei voti è fuori discussione, così come la sconfitta di Lucio Dattola (27%) è una cosa acclarata. Ma più che di Dattola è la sconfitta di Forza Italia che a Reggio si è ormai ridotta ad un’armata brancaleone. Dattola è stato abbandonato al destino dal suo fantomatico partito. In questa campagna elettorale dei “notabili” si è visto impegnato il solo Alessandro Nicolò. Tra le pieghe della sconfitta (scontata) del centrodestra c’è però un vincitore morale: l’ex governatore Giuseppe Scopelliti per il successo della lista nella quale si è riconosciuto: Reggio Futura. Egli si è voluto misurare con Forza Italia forte da un apparato di potere come la Provincia guidata da Peppe Raffa (il vero sconfitto) e da quella “macchina di voti” che è l’ex onorevole Nino Foti. Ebbene: Reggio Futura ha preso oltre un punto in più di Forza Italia, sfiorando il 10% e rivelandosi alla prova dei fatti il secondo schieramento politico in città, alle spalle del Pd (16,42%). In sintesi: Reggio Futura ha ottenuto il 9.46% e Forza Italia solo l’8,41%. Questo penoso risultato degli azzurri reggini adesso l’avvocato Roy Biasi, coordinatore provinciale, lo dovrà spiegare all’on. Jole Santelli, accusata dallo stesso Biasi, Raffa e Foti di aver mantenuto sempre un canale privilegiato con Giuseppe Scopelliti.
Chiaramente siamo in una fase di generale riposizionamento delle forze in campo sia nel centrodestra che nel centrosinistra. La resa dei conti avverrà nei due schieramenti subito dopo le elezioni regionali. Intanto Reggio torna ad avere un sindaco: è un giovane, ha un nome pesante da difendere e soprattutto una città da rimettere in cammino. Gli elettori lo hanno premiato, adesso dovrà soprattutto guardarsi dal “fuoco amico” perché la rissa che si è scatenata nel Pd calabrese dopo le esclusioni eccellenti nella lista delle regionali è la classica palla di neve che rischia di trasformarsi in una valanga. Demetrio Naccari Carlizzi e Nino De Gaetano avevano aperto le segreterie e cominciato a stampare i manifesti. Oggi sono due “signor nessuno”, soprattutto il primo che sarà costretto a vivere, politicamente parlando s’intende, all’ombra del giovane cognato. Oggi nella famiglia Falcomatà-Naccari, l’astro nascente è Giuseppe. E non è per nulla scontato, considerando che pende sulla testa dell’ormai ex consigliere regionale come una spada di Damocle l’indagine sul concorso agli Ospedali Riuniti relativa ad un posto in Dermatolologia, che gli venga concessa una candidatura alle future elezioni politiche. Chiaramente l’avvocato Naccari Carlizzi paga dazio anche perché i capi storici del PD reggino (Marco Minniti, Gigi Meduri, Demetrio Battaglia) hanno inteso limitare la sfera di influenza della famiglia Falcomatà: avrai il Sindaco, ti basta. E così Naccari Carlizzi è stato la vittima sacrificale: un fulmine a ciel sereno per lui, quasi una regola in politica. Cinica finché si vuole, ma oggi l’avvocato è un uccello senza ali, chiuso in un gabbia senza prospettive.
La resa dei conti pure nel centrodestra è nell’aria. Un segnale significativo anche per l’NCD di Alfano: alle comunali ha preso poco più del 3%. In vista regionali, c’è poco da stare allegri. Assieme all’Udc si presenta con “Alternativa popolare calabrese” (Apc) che dovrebbe arrivare all’8% per entrare a Palazzo Campanella. Verrebbe la voglia di scrivere, come in un vecchio carosello, “cala Trinchetto!” L’impresa non è facile, nonostante si stia cercando di far passare un messaggio secondo il quale ci sarebbe già un accordo romano con Renzi, per cui una volta vinte le elezioni Mario Olivero imbarcherebbe in Giunta qualche assessore di Apc. Il probabile governatore, che non ha voluto questo schieramento al momento del varo delle alleanze, ha già fatto sapere che una eventualità del genere non esiste e che il Pd calabrese non accetta imposizioni da Roma. In Calabria, tra l’altro, non può mai essere applicata una formula nazionale perché Oliverio è sostenuto pure da Sel e da altre liste della sinistra radicale. Vi immaginate insieme Alfano, Cesa e Vendola insieme?
Per quanto riguarda il resto del centrodestra in Calabria non si pone la competizione tra Forza Italia e Casa della Libertà, la lista in cui ci sono i candidati di Scopelliti. Anche perché anche tra gli azzurri delle altre province ci sono amici dell’ex governatore come Gianpoalo Chiappetta, Fausto Orsomarso, Nazzareno Salerno, i quali sono chiamati a dare una mano a Wanda Ferro. Il problema si pone a Reggio: è qui, come alle recenti comunali, ci sarà una sfida nella sfida tra Forza Italia e Casa della libertà, nella cui lista c’è gente elettoralmente quotata (Peppe Pedà, Franco Crinò, Tilde Minasi, Daniele Romeo). Alla fine si tireranno le somme: Jole Santelli e, più alto, l’ex Cavaliere non si faranno incantare, vogliono i risultati. Che farà Scopelliti? Dovrebbe assumere lo stesso atteggiamento delle amministrative di Reggio: sostenere la lista Casa delle libertà, affidandosi alla forza elettorale dei suoi candidati, ma soprattutto, come è stato in questa campagna elettorale, aspetterà sulla riva del fiume che passino i “cadaveri” dei suoi avversari: qualcuno è già passato, ma forse siamo solo all’inizio…
Freccia del Sud