L’operazione “mare nostrum” e il problema dell’immigrazione continuano a destare polemiche. Nonostante, infatti, in molti ritenevano che la faccenda fosse ormai chiusa e che le istituzioni europee fossero finalmente pronte, dopo mesi e mesi di colpevole indifferenza, ad assumersi le proprie responsabilità, la situazione pare stia tornando a complicarsi. Il Ministro dell’Intero, Angelino Alfano, si era impegnato nelle scorse settimane a spronare l’Europa perché intervenisse con risolutezza al fine di porre un rimedio, in primo luogo, alle tragedie del mare, e, in secondo luogo, per trovare una soluzione credibile e soddisfacente al problema dei grandi flussi migratori che hanno interessato il Mediterraneo, con frequenza costante, soprattutto nell’ultimo anno. L’Italia ha fatto la propria parte, non ci stancheremo mai di ripeterlo, e, assumendo una posizione da protagonista indiscussa, non ha fatto mancare il proprio impegno per offrire soccorso alle migliaia di immigrati che arrivavano (e continuano ad arrivare) presso le nostre coste o che rischiavano (e continuano a rischiare) di morire in mare, investendo diverse decine di milioni di euro, nonostante il nostro Paese stia attraversando una pesante crisi economica che sta letteralmente disgregando il tessuto economico nazionale.
Proprio sulla base di questo, il leader del Nuovo centro destra, aveva richiesto la sostituzione della missione “Mare Nostrum” con un più ampio e massiccio intervento europeo. Le istituzioni europee, tuttavia, hanno tentennano a lungo, creando un pericoloso braccio di ferro con il nostro Paese, prima di assumere una posizione, La polemica, ciò nonostante, si è duramente riaccesa in questi giorni. D’accordo con Matteo Renzi, Alfano aveva dichiarato che “con Triton terminerà l’operazione Mare Nostrum”, sebbene avesse precisato che “anche dopo la dismissione, l’Italia continuerà a fare ricerca e soccorso in mare, ma non avremo due linee di difesa”. “Mare Nostrum, operazione a tempo – si legge nella pagina facebook del Ministro dell’Interno – non convivrà con Triton; 2) il Governo ha chiesto a più riprese che l’Italia fosse adeguatamente sostenuta dall’Unione Europea. Con Triton l’Europa scende in mare; 3) L’1 novembre partirà Triton, targata Frontex. 19 Stati forniranno mezzi militari, personale, esperti. Un fatto senza precedenti! 4) Triton costa meno di un terzo di quanto è costata Mare Nostrum e non pagherà solo l’Italia. Il suo obiettivo principale è il contrasto all’immigrazione irregolare. Ma è proprio qua che arriva il bello. Non si sono dimostrate della stessa opinione, infatti, le stesse istituzioni europee che, tramite il direttore esecutivo di Frontex Gil Arias Fernandez, si sono affrettate a chiarire non solo che “Mare Nostrum non sarà sostituita dall’operazione Triton di Frontex”, ma anche che “la gestione del controllo dei confini resta agli stati membri”. Frontex, quindi, secondo l’impostazione europeista, altro non sarà che una mera forma di cooperazione o, per essere più precisi e riprendendo le affermazioni di Fernandez, “è un’integrazione al compito svolto dagli Stati membri nell’affrontare sfide esterne eccezionali, tramite operazioni congiunte come Triton”, pertanto, aggiunge, “la gestione dei confini esterni dell’Unione europea è una responsabilità congiunta dello Stato membro e dell’Ue”. Peccato che fino ad oggi l’unico stato membro che abbia fatto qualcosa sia stato soltanto l’Italia, nonostante siano diversi i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. È difficile commentare questi episodi cercando di mantenersi equidistanti rispetto alle parti in gioco e soprattutto è impensabile non valutare l’atteggiamento irresponsabile ed ambiguo dell’Ue. Perché questo è uno duro colpo, irrispettoso e colpevole, rivolto non solo al Ministro dell’interno, ma all’intero Governo e, quindi, al popolo italiano tutto. Nonostante l’atteggiamento di asservimento assunto in ambito economico e lavorativo dalla nostra classe politica, che, nel tentativo di assecondare tutte le richieste provenienti d Bruxelles (e da Berlino), sta producendo inevitabili conseguente negative sul nostro tessuto sociale già precario, l’Europa risponde cosi, voltando le spalle ad un problema tragico che riguarda la vita di esseri umani e continuando a caricare di enormi responsabilità uno degli Stati membri fondatori della Cee. Del resto è chiaro il messaggio dell’Unione dei banchieri e dei mercanti: quando si tratta di mettere i conti in regola per salvare l’euro e il sistema monetario europeo ognuno deve fare la propria parte, assumersi le proprie responsabilità e sacrificare tutto e tutti pur di ottenere la fiducia dei cosiddetti partner, ma, quando si tratta di un qualcosa che vada altre l’aspetto puramente economico e finanziario e c’è da rimetterci un po’ tutti, ciò che si offre è solo una mera ed indefinita forma di cooperazione. Peccato, è chiaro che siamo di front alla ennesima ambiguità targata UE.