È stata una giornata ricca di annunci – quella di oggi – da parte del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ne ha dette cosi tante che, probabilmente, alla fine, neppure lui sarà in grado di ricordare il numero preciso. Senza dubbio quella che interessa maggiormente i milioni di italiani che stanno facendo i conti con una crisi che, speranze e proiezioni del Governo a parte, peraltro puntualmente smentite dai dati micro e macroeconomici, riguarda l’abbassamento della pressione fiscale. L’annuncio nei giorni scorsi di un taglio alla spesa pubblica pari a circa 16 miliardi di euro che, con buona pace delle attese degli amministratori locali, graverà in larga parte proprio sugli enti locali, aveva generato molta perplessità ed intimorito larga parte dei cittadini italiani.
L’ex sindaco di Firenze, tuttavia, si è affrettato a chiarire che proprio attraverso la legge di Stabilità del 2014, unitamente a quella del 2015, sarà realizzata quella che è stata definita “la più grande riduzione delle tasse” mai fatta in Italia, pari a 18 miliardi di euro. Nella legge di stabilità, aggiunge ancora il premier, ci saranno “incentivi che permetteranno di non far pagare contributi a chi fa assunzioni a tempo indeterminato per tre anni”. Insomma, conclude Renzi, se da un lato “togliamo per i nuovi assunti l’art. 18”, dall’altro togliamo anche “il peso fiscale” per i primi tre anni.
Ammesso e non concesso che tutto ciò si verificherà – perché, è bene rammentarlo, il Presidente del Consiglio è stato particolarmente puntuale nel ricordare che sulle nostre teste gravano i vincoli del fiscal compact che ci impongono quell’odioso 3%, che il Governo ha tutta l’intenzione di rispettare, nonostante i proclami che Renzi faceva prima di diventare Capo del Governo – questa rappresenta soltanto una magra consolazione per coloro che si aspettavano una riforma del lavoro ben più radicale di ciò che il Governo è riuscito a partorire e che appare, quindi, come il compromesso di un compromesso.