Si è appena conclusa la lunga maratona al Senato per l’approvazione del Jobs act, la riforma del lavoro in ordine alla quale il Governo, per il tramite del Ministro delle riforme, Maria Elena Boschi, aveva annunciato di porre la questione di fiducia. E cosi è stato. Il Ministro, infatti, ha presentato un maxi-emendamento interamente sostitutivo del disegno di legge, ponendo su di esso la questione di fiducia, e il Senato, al termine di una giornata ricca di tensione e proteste, ha dato il via libera. Il Governo, quindi, è riuscito ad ottenere il si di Palazza Madama, conseguendo un risultato maggiore rispetto a quello delle aspettative, pari a 165 voti a favore contro i 111 voti contrari. Solo due le astensioni. La maggioranza richiesta era di 140 voti. Il Senato, quindi, si esprime favorevolmente rispetto al venir meno dell’articolo 18 o , più specificatamente, alla modifica del regime del reintegro, “eliminandolo – riprendendo le parole pronunziate qualche ora fa dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità”. Contestualmente – aveva chiarito Poletti – sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie. Per le situazioni diverse sarà previsto un indennizzo economico definito e certo”. Nel pomeriggio si erano registrati momenti di forte scontro che hanno visto come protagonisti soprattutto il Movimento cinque stelle e la Lega nord, culminati con un lancio di fogli, tra i quali il regolamento dell’Aula, nei confronti del contestatissimo Presidente del Senato, Pietro Grasso che, al termine della giornata, ha dato notizia dell’esito della votazione. Oltre al Movimento 5 stelle hanno espresso posizione contraria, sebbene per ragioni differenti, anche Sel e Forza Italia.