Il Consiglio d’amministrazione Sogas, di recente nomina, per la prima volta nella sua storia, ha riconfermato nelle cariche il Presidente ed il Consigliere delegato al Personale per il prossimo triennio e non sfugge a nessuno il ruolo determinante esercitato al riguardo dalla volontà politica della Provincia di Reggio Calabria, titolare 70% del Capitale sociale. Accade, però, che si tenti, con sempre maggiore frequenza e dichiarazioni improntate a crescente mancanza di cautela, di imputare lo stato in cui versa la Sogas a tutti fuorché ai destinatari delle scelte fatte dall’Ente socio di maggioranza, per l’appunto la Provincia. Su questo paradosso la pubblica opinione si interroga e chiede di avere contezza. Oggi che l’allarme chiusura aeroporto viene reiterato dal Presidente Sogas, è giunto il tempo di analizzare gli obiettivi perseguiti dalla governance della società di gestione, verificarne il raggiungimento e capire se l’azione dalla stessa sin qui assicurata sia stata davvero felice, come si mira a lasciare intendere. Una prima constatazione riguarda il “padre di tutti i falsi problemi”, ossia l’abbattimento dei costi del personale operato su dipendenti in cassa integrazione per ben due anni. Esso si è rivelato inidoneo alla risoluzione del problema dei costi di gestione, ancor più li dove si pensi che i mancati investimenti strutturali, vero e proprio punto cruciale della vicenda, hanno anche pregiudicato la compensazione degli elevati costi di gestione derivanti dalle imposizioni Ministeriali in uno al mancato incremento degli stessi flussi di traffico passeggeri. Già questo è sintomo, palese e non equivoco, di un immobilismo gestionale che non ha neppure consentito di aggredire e risolvere il problema delle limitazioni di volo, con l’ulteriore, negativa conseguenza della mancanza di incentivi verso la charteristica, settore d’intervento all’evidenza indispensabile per chi ha davvero ben chiaro il senso della vocazione turistica della nostra città. L’attività che avrebbe dovuto ottimizzare gli spazi commerciali, poi, si è rivelata anch’essa impalpabile, ed il mancato ottenimento della concessione ministeriale trentennale non è certamente un punto a favore della “gestione” Sogas che pure si ritrova esposta al rischio di perdere finanziamenti ministeriali a fronte del blocco dei lavori dell’aerostazione. In questo scenario, non sorprende che le compagnie aeree ricercate con bandi di gara della Regione Calabria, prendano ben presto il volo dall’Aeroporto dello Stretto per non farvi ritorno. Ed al cittadino comune interessa solo questo dato, allarmante nella sua incontestabile negatività, non già la proiezione delle relative vicende in aule giudiziarie, dove il riconfermato Presidente della Sogas, dott. Carlo Porcino, sfoggerà senz’altro tutt’altra dimestichezza, non fosse altro, per avere conquistato, nel suo percorso professionale, grandi riconoscimenti nel suo ben noto ruolo di curatore fallimentare. L’Aeroporto dello Stretto è bene comune che chiama tutte le forze sociali e politiche a fare squadra per il superamento di criticità indiscutibili. Un concetto chiaro a chi, pur non avendo dirette responsabilità di gestione di quella società, non si è mai lasciato trascinare nelle beghe di certa politica ed ha speso il proprio tempo inseguendo compagnie aeree, nuove rotte, interlocuzioni importanti e quant’altro necessario al decollo di un territorio attraverso una irrinunciabile infrastruttura vitale ed al mantenimento della speranza dei dipendenti della Sogas e dei loro nuclei familiari. Al dott. Porcino ed alle grancasse dei suoi sponsor, interpretando lo sgomento del cittadino, oggi è inevitabile indirizzare la significativa locuzione latina “intelligenti pauca”, al fine, questa volta si, di una corretta declinazione del concetto di responsabilità cui oggi si attinge per mascherare “la qualunque” in ambito politico.