Ha ragione, Peppe Scopelliti, quando rivendica alle proprie capacità quel “decisionismo partecipato” finalizzato alle “decisioni nel fare… anticipandole con consultazioni e valutazioni estese ai più”, sulla base della legittimazione derivante dal consenso popolare. Ed inoltre, aggiungo io, tale “decisionismo partecipato” ha rappresentato la forza che gli ha consentito di raggiungere i successi di cui ha potuto gongolarsi nel suo ventennio politico.
Questa premessa si alimenta di una verità incontrovertibile!
La grande considerazione e la partecipazione della “base” popolare, che lo ha sempre sostenuto, sono stati il “lasciapassare” verso una carriera politica che lo ha trasformato da giovane militante di provincia, peraltro di un partito di minoranza, a Governatore della Calabria, passando per importanti ruoli di rilevanza nazionale in alcuni dei maggiori partiti, oltre che a Sindaco della nostra città.
E l’apice di tale carriera politica lo ha raggiunto allorquando i risultati elettorali gli hanno suggerito di sognare la grande apertura, nell’alveo di una Destra innovativa, verso il popolo dei moderati – sancito nella gremitissima Cosenza nell’Ottobre 2011 – allorquando io stesso commentavo che ciò avveniva “in un momento storico in cui la sinistra aveva dismesso la gestione del potere e la (fu) decadente Democrazia Cristiana aveva cessato di raccoglierne anche le briciole”.
“Il richiamo ai valori moderati, fondanti la società moderna – dignità e centralità dell’uomo, famiglia, nazione, istruzione pubblica non ideologizzata – e la contestuale denuncia della loro polverizzazione sotto la spinta di un relativismo diffuso e di un esasperato laicismo, con buona pace dell’apatico agnosticismo delle componenti cattoliche presenti nel Partito Democratico”, costituirono le ragioni di un personale convincimento verso il definitivo “appello”, da parte dell’allora Coordinatore Regionale del più grande partito di maggioranza della storia repubblicana, al popolo dei moderati.
L’intento era stato positivo e propositivo, forse utopico nella sua grandezza, talmente “folle” da dissimulare la effettiva lettura di quella che era stata la reale natura di “quella” componente umana che di Destra non era mai stata e mai avrebbe potuto diventarlo, sino a farle condividere il suo “decisionismo democratico”!
In verità quel'”appello” era rivolto a quella che si è dimostrata essere compagine che in effetti si ispirava ad un aberrante impostazione culturale che richiamava fanatisticamente a valori etico – politico, vittima del culto della paralegalità monodirezionale e disponibile ad indignarsi “a convenienza”; che concepiva la “campagna” anti mafiosa vacuamente proclamante e marciaiola, animata dalla degenerante ripresa della cultura del sospetto ed inneggiante al vacuo giustizialismo “dipietresco” oggi da ribattizzare in “demagistrisesco”.
In fine dei conti, però quel maldestro tentativo – seppur accattivante nel suo intento – di progettare la fusione della cultura cattolica rispetto a quella liberale, sognando la rielaborazione, ancorché periferica, dei principi e dei valori di una Destra lungimirante e “sempre in cammino” è miseramente caduto proprio sotto i colpi del tradimento operato da quella stessa componente politica ed umana di chi era salito sul carro vincente condotto da chi – fino ad allora – aveva portato il suo popolo verso una brillante stagione politica, sociale e civile!
In tale ambito, la scelta di confluire in Ncd non avrebbe, però, dovuto prescindere dalla storicità di quel momento, in cui troppo presto si era gridato strumentalmente alla fine del berlusconismo invece che alla crisi etico politica, concretizzatasi nella becera rincorsa all’accaparramento di poltrone, che nulla aveva a che fare con il grande progetto dei moderati.
Eppure le avvisaglie non tardarono a manifestarsi! e neanche gli schiaffi: proprio i parlamentari di NCD (quelli che oggi richiamano l’etica politica) mantennero le grosse terga della ministra Cancellieri sulla instabile poltrona, immemori che essa rappresentava un governo tecnico del quale si era servito la nomenclatura di centro sinistra, avvalendosi anche di ambigue e sinistre manovre, per abbattere Scopelliti e tutti i filistei, tra cui il sottoscritto!, per il tramite di una mortificazione cittadina che aveva accomunato in una discutibile relazione prefettizia grossolana, politicizzata e carica di errori, fior di galantuomini della nostra città, sbattendoli alla pubblica gogna e per vicende che nulla avevano di politico tanto invece erano cariche di omonimie, pregiudizi ed errori madornali!
Si tratta proprio di quegli stessi parlamentari, che oggi inneggiano all’etica politica e sindacano le scelte politiche degli odierni candidati consiglieri comunali (che da una vita rappresentano la destra cittadina per averne portato le idee per le strade, su suole consumate!); parlamentari immemori di essere stati eletti dai reggini di centro destra, ai quali era stato sollecitato l’orgoglio civico di riscattare il proprio Sindaco (peraltro strumentalmente inserito in lista al Senato con posizione border line), immeritatamente “sciolto” dalla ministra di cui si è detto!
L’opinabilità, per non dire la obbiettiva inammissibilità, dell’odierna presa di posizione degli stessi parlamentari è costituita dalla “perla” di ipotizzare addirittura una intesa con il PD.
Va loro ricordato che si tratta non solo di forze fisiologicamente avverse alle più basilari concezioni di destra ma che oggi – in ambito locale – rappresentano quel sistema di potere politico (….per così dire) che ha visto nel “Grande Imbroglio” dello scioglimento comunale la vera ragione di promulgazione dell’odierno candidato Sindaco del PD, che altrimenti non avrebbe mai avuto opportunità di apparizione!
Se, dunque, quel “decisionismo partecipato” ha disturbato la novella classe politica che ha inteso intensificare oltre misura i livelli degli ostacoli con l’unico evidente intento di azzoppare una corsa che appariva irrefrenabile….allora ben vengano le iniziative movimentiste e decisioniste (esse si!) delle liste civiche, a condizione che rappresentino l’inizio di un nuovo progetto che dovrà misurarsi per nulla con l’imminente risultato elettorale, quanto con un non più procrastinabile impegno di dialettica politica che raccolga a sé – in un appuntamento post autunnale, al caldo di una nuova Fiamma – le intelligenze della storica destra reggina e calabrese che sappia riconoscere l’alba dell’avvenire e la rinascita dell’Arabe fenice!
Luigi Tuccio
Ex Presidente Provinciale Alleanza Nazionale