“Largo ai giovani”!!! Con l’avvento dell’era Renzi, non vi è stato appuntamento elettorale, talkshow, comizio o visita lampo nelle scuole, durante il quale il vate del vuoto e tutti i suoi seguaci, non abbiano rimarcato il monotono mantra: noi siamo i giovani, noi siamo il nuovo, non è colpa nostra, discontinuità col passato, non abbiamo mai governato prima d’ora la Nazione, la Regione, la Provincia, il Comune, il condominio, bla, bla, bla. Nonostante l’abile operazione di marketing politico, nonostante le avanzate strategie di comunicazione e le performance ipnotiche a reti unificate, con il passare dei mesi, la natura del tutto retorica e truffaldina dell’equazione “giovane=bene; vecchio=male” è emersa prepotentemente. Giovane, purtroppo, non è sempre sinonimo di competenza, di affidabilità, di novità, di cambiamento in meglio e, a poche settimane dal voto per il rinnovo del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, ne prendiamo coscienza sempre più. Al centrosinistra reggino, sventolare una carta d’identità, utilizzare la retorica dell’ultima spiaggia e il miraggio dell’avvento dell’uomo della provvidenza, non può bastare per risolvere i problemi che la nostra Città ha accumulato nel corso di questi anni di gestione commissariale. Le passerelle pre-elettorali in periferia, lo sterile elenco di problematiche che tutti conoscono, le ripetitive promesse di cambiamento, puzzano tanto di “vecchia” politica politicante e a nulla servono, soprattutto quando le azioni – agere sequitur esse, ammoniva San Tommaso d’Aquino – inequivocabilmente smentiscono le “belle parole”e i sofismi utilizzati per mascherare i sempre verdi e collaudati metodi di “raccolta” del consenso. Contagiata dalla novella leggenda , in base alla quale, l’unica soluzione percorribile per porre fine ad una crisi economica senza precedenti ed alla cattiva gestione e incapacità ricorrenti, è rappresentata dal totale ricambio generazionale, l’autoproclamata rinnovata classe dirigente, rottamatrice e fustigatrice dei vizi altrui, da anni impegnata nel denunciare e condannare senza alcuna possibilità di attenuanti il metodo politico berlusconiano ha mutuato, dall’acerrimo nemico, la stessa modalità di condotta. Se in questi giorni, caratterizzati da una miseria diffusa, nella discutibile scelta di utilizzare una fin troppo appariscente e poco economica segreteria politica è ravvisabile il trionfo dell’apparire piuttosto che dell’essere; se pur di tentare di vincere ad ogni costo, nel solco della vecchia e italianissima pratica, nota a tutti con il nome di trasformismo, si arriva ad una poco edificante “compravendita dei candidati”; se con un’oratoria seducente e capziosa, ma improvvisata, si è capaci di dire tutto e il contrario tutto, se ambiziosamente concentrati sull’autopromozione, si presta più attenzione a come suggestionare l’elettorato che a proporre visioni politiche attuabili, (ogni riferimento a improbabili proposte di accoglienza clandestini per ripopolare l’entroterra è puramente causale) allora è possibile affermare che non siamo vicini ad una “svolta”, non abbiamo di fronte né il nuovo né il rinnovamento, quello che, più realisticamente, ci si pone dinanzi è una semplice e banale “giravolta”.
Domenico Tamiro – sez. giovani
Centro Studi Tradizione Partecipazione