Esaltare la qualità dell’oliva calabrese per avere un prodotto le cui caratteristiche siano di gradimento al mercato. Questo l’incipit del convegno “Calabria in pillole”, terzo appuntamento dei sei momenti di informazione e di ascolto del territorio per programmare, ascoltare e confrontarsi sui temi dello sviluppo rurale e locale. Il convegno voluto e patrocinato dal Galbatir, presieduto dal dott. Antonio Alvaro, in collaborazione con l’associazione turistica culturale Sykea, si è tenuto a San Giorgio Morgeto, borgo di antichissime origini, arroccato su una collinetta alle pendici della fascia pre-Aspromontana reggina, e indiscutibilmente riconosciuto quale città dell’olio di qualità calabrese. Ai lavori del convegno, moderati del giornalista Filippo Teramo, sono quindi intervenuti per i saluti iniziali, Carlo Cleri, sindaco di San Giorgio Morgeto, Mario Albino Gagliardi, sindaco di Saracena (CS) e presidente dell’associazione “Città d’Olio di Calabria”, Pasquale Minniti, funzionario Regione Calabria dell’Autorità di Gestione PSR Calabria 2007/13 e Maria Valarioti, presidente dell’associazione Sykea che, nel spiegare il significato del progetto “Calabria in pillole”, ha indicato nel risveglio dell’identità il necessario desiderio di rimanere nelle propria terra, contando sulle proprie forze. Mentre l’esaltazione delle qualità per la produzione di un olio che sia di gradimento al mercato è invece per Rosario Franco, dell’Agenzia Regionale di Sviluppo Agricolo della Regione Calabria, essenziale condizione affinché la produzione dell’olio calabrese sia veicolo importante per dei percorsi enogastronomici e turistici dove la degustazione qualitativa e quantitativa ne esalti i ricordi di un territorio che diventa paesaggio da tutelare e custodire. Tra i relatori anche il prof. Maurizio Servili, della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, che con passione ha descritto le emozioni che suscita il paesaggio olivicolo calabrese, tanto da proporlo quale patrimonio mondiale dell’umanità perché ormai diventato patrimonio unico. Il prof, Servili si è soffermato inoltre sulla necessità di tutelare la biodiversità e sulla misurabilità della qualità poiché l’estratto dell’olivo calabrese produca effetti emozionali ma anche economici. Insomma la qualità da sola non basta, bisogna puntare ad un prodotto “esclusivo” e per fare ciò è necessario avviare un nuovo percorso sulla “cultura del frantonio”, adattando ogni cultivar dell’olivo ad una diversa metodica di spremitura. A supporto delle tesi del prof. Servili anche la relazione di Innocenzo Muzzalupo, del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura di Rende (CS), che ha indicato le molteplici cultivar autoctone calabresi e ne ha descritto analiticamente le diverse caratteristiche e qualità con la necessità di legare la produzione al territorio e di custodire la ricchezza della biodiversità. Tra i produttori, molto apprezzato l’intervento di Domenico Fazari, presidente di PrimOlio, che con un non comune senso di autocritica ha puntato il dito sulle difficoltà legate al ciclo produttivo, invitando i produttori a cambiare passo poiché il primo impedimento da superare è quello di saper produrre bene ma anche la necessità di maggior coraggio per investire nella promozione. A concludere i lavori, il presidente del Galbatir, Antonio Alvaro, sempre più convinto che “un patrimonio di così grande bellezza debba necessariamente essere valorizzato”. Per il presidente Alvaro bisogna cambiare passo, alle tradizioni da custodire gli olivicoltori devono investire nella ricerca e nella tecnologia ma soprattutto nel marketing e nella promozione del territorio con percorsi di degustazione così da attirare visitatori e potenziali acquirenti. Il Galbatir, ha concluso Alvaro, già impegnato sulla tutela e la valorizzazione del paesaggio rurale e locale, continuerà ad affiancare i produttori che vorranno raccogliere la vera sfida per potenziare un settore che senza dubbio potrà avere importanti e positive ricadute occupazionali, turistiche ed economiche.
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