Tirana – L’ Albania accoglie Francesco. Il viaggio di Papa Francesco in Albania, il primo in uno Stato europeo, ha regalato un messaggio universale di pace, solidarietà e libertà. In un Paese che per 46 anni ha vissuto nell’ ombra, soffocato da chi ancora oggi cerca di schiacciarlo in nome di un credo religioso, Bergoglio con il cuore aperto ne ha rivendicato l’ importanza, affrontando in poco più di 14 ore argomenti attuali e incisivi che sono sfociati nell’ elogio di una nazione che costituisce l’ esempio di una pacifica convivenza tra diverse realtà religiose. Il Pontefice ha scelto di entrare in Europa dalla porta “nascosta” non dai lussuosi atri delle potenze che guidano l ‘Ue. Ha dedicato il suo tempo ad un popolo seppur economicamente e politicamente periferico rispetto ai grandi, immenso nell’ esempio più profondo che oggi dovrebbero seguire tutte le filosofie governative, quello di riconciliazione nazionale. Alla luce del buio storico a cui tragicamente le nostre anime si stanno abituando, l’ incontro di Papa Francesco con il Paese delle Aquile rappresenta La Speranza di un futuro senza guerre in nome di Dio. “Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza. Questo è un sacrilegio”. Con questo primo messaggio il Papa con la sua presenza e con i suoi sei discorsi, ha abbracciato i presenti, trattando gli argomenti più delicati della storia delle nazioni. Il secondo messaggio l’ha dedicato all’ Europa e al mondo occidentale: ” Alla globalizzazione dei mercati è necessario che corrisponda una globalizzazione della solidarietà, insieme ai diritti individuali vanno tutelati quelli delle realtà intermedie come la famiglia”. Il terzo, per l’ Albania e soprattutto per i suoi giovani: ” Sappiate dire no all’ idolatria del denaro, no alla falsa libertà individualista, no alle dipendenze e alla violenza; e dire invece si alla cultura dell’ incontro e della solidarietà. In uno dei momenti salienti della giornata, ai capi delle altre religioni ha ricordato durante l’ incontro all’ Università Cattolica di Tirana che “discriminare in nome di Dio è inumano”. “Nessuno pensi di potersi fare scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione”: questo è quanto detto davanti al Presidente della Repubblica Bujar Nashani, musulmano. Queste parole hanno fatto volare il pensiero di tutti alla tragedia dell’ Iraq, alle violenze in Siria, agli attacchi terroristici in Nigeria e in Libia, tutti ad opera di fondamentalisti islamici e tutti prevalentemente diretti contro i cristiani. In Albania invece, nonostante la maggioranza di fedeli dell ‘Islam, la situazione è profondamente diversa dal momento che convivono pacificamente più religioni. Alla Messa infatti tra i numerosi fedeli, c’erano anche i musulmani desiderosi di ricevere la benedizione del Papa. Nell’ ultimo incontro della giornata, quello all’ orfanatrofio di Casa Betania ha sottolineato: ” Il bene paga infinitamente di più del denaro, che invece delude”. L’ appello ai giovani di non lasciarsi abbagliare dalle false promesse del capitalismo, è stato rafforzato dal ricordo dei martiri e dei testimoni della fede: ” Ricordate le ferite ma non vendicatevi”. “L’ Aquila ritorna sempre al proprio nido, ma vola alto, e tu Albania vola alto”. “Una nobile terra di eroi, che hanno sacrificato la vita per l’indipendenza del Paese, e terra di martiri, che hanno testimoniato la loro fede nei tempi difficili della persecuzione” non può non essere rispettata. “Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune”.