di Fabrizio Pace – “A me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un’ingiustizia, non conservarla.” E’ questa la frase con la quale un coraggioso Matteo Renzi congela la vecchia guardia del Partito Democratico che sta facendo della questione articolo 18 un motivo di scontro all’ultimo sangue, avvenimento che dovrebbe verificarsi all’assemblea nazionale del prossimo 29 Settembre. Durante quest’ultima sarà presentato alla direzione il Jobs act. Il premier si rivolge senza mezzi termini alla minoranza del suo partito, quelli che a suo dire, lo vorrebbero far ri-precipitare al 25% di consenso, ma quest’ultimi potrebbero giovarsi della battaglia ideologica che è sempre stata “montata” attorno all’articolo 18 e alla sua rimozione. Sembra quindi pronta, in tipico stile PD, un’altra congiura fratricida che potrebbe, nel peggiore degli scenari per i renziani fare cadere il premier. Le solite voci di Palazzo vorrebbero che l’anima rossa del PD, (Civati,Bersani,D’Alema,Prodi) che non ha mai digerito sino in fondo l’attuale leader, stia già preparando una soluzione alternativa a Matteo Renzi, un tecnico sulla falsa riga di Mario Monti (un nome su tutti, Ignazio Visco, governatore di Bankitalia), per continuare a governare il Paese. La resa dei conti nel Partito Democratico è vicina ma chi ne fa le spese è l’Italia della cui ripresa economica, promessa non si vede traccia. Il premier sarà negli States per visite ed incontri di carattere istituzionale ed avrà sicuramente lasciato ai suoi più stretti e fidi collaboratori il compito di tenere sotto controllo una situazione pericolosa. Qualcuno al momento della partenza magari gli avrà battuto una pacca sulla spalla e gli avrà detto ” #matteostaisereno ” …