Siamo oggi in una giornata storica per la Gran Bretagna: quella di un voto che tiene non solo il Regno Unito, ma tutta l’Europa col fiato sospeso per le conseguenze che può avere. Da un lato spaccare la Gran Bretagna, far crollare la sterlina, far tremare borse e mercati, innescare un’ondata di referendum secessionisti, dall’altro esaudire le aspirazioni dei discendenti di Braveheart. Gli ultimi sondaggi forniscono lo stesso risultato: 52 per cento ai “no”, 48 ai “sì”, anche se c’è comunque un margine di errore del 3 per cento e gli esperti ammoniscono che le urne potrebbero produrre un risultato capovolto, perciò la partita è ancora tutta da giocare. Per il referendum sull’indipendenza degli scozzesi ad Edimburgo è presente persino una delegazione della Lega Nord, con il segretario Matteo Salvini, il quale magari si augurerebbe ci fosse una votazione simile anche in Italia. Comunque sia, anche se i sondaggi danno un lieve vantaggio al “no”, l’esito è ancora molto incerto: il calcolo della tendenza riduce infatti ulteriormente la distanza, con gli unionisti al 51% e gli indipendentisti al 49%, cioè troppo vicini per stabilire chi è stato più convincente nella prospettiva di mantenere o spezzare un’unione politica sancita oltre 300 anni fa. Saranno dunque determinanti i voti degli indecisi, che nonostante il 97% dell’elettorato si sia registrato al voto sono calcolati tra l’8% e il 14%. Soprattutto a loro quindi sono stati rivolti gli ultimi accorati appelli del leader dell’Snp, l’indipendentista Alex Salmond, si è rivolto agli scozzesi con una lettera aperta: “Facciamolo”, li ha esortati, “let’s do it”. E’ l’occasione della vita, ripete ancora: “Il futuro della Scozia, del nostro Paese, è nelle nostre mani”. L’ex primo ministro laburista Gordon Brown ha invece lanciato un vigoroso appello patriottico: “La Scozia non appartiene ai nazionalisti, ai politici, ad Alex Salmond, ma appartiene a noi”. Tornando a mettere in guardia sui rischi della secessione: “Il rischio per il futuro della moneta e il rischio di un default. Domani dovete votare pensando ai bisogni dei vostri figli”, ha scandito, ricordando che la decisione sarà “irreversibile. Se avete qualsiasi dubbio, il vostro voto deve essere un no”. Intanto, mentre anche Obama fa sapere di schierarsi a favore di una Gran Bretagna unita che soltanto così è più forte e robusta, Londra guarda a distanza ed attende, ma non senza tensioni. Il primo ministro conservatore David Cameron ammette infatti di essere preoccupato, ma fa sapere che, comunque vada, non si dimetterà, sebbene rischi di passare alla storia come il premier che ha visto il Regno Unito spaccarsi.