Un passaggio obbligato per il rilancio della città
Nonostante le elezioni comunali siano alle porte e nonostante Reggio stia uscendo da una stagione commissariale, conseguenza dello scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose, che non ha fatto altro che aggravare la già critica situazione cittadina, la disaffezione e il forte scetticismo nei confronti della politica, che si percepiscono e registrano chiaramente in città, rappresentano due incognite di difficile valutazione. Non si sa quello che accadrà, ma che la nostra comunità abbia bisogno non solo di buoni propositi ma di veri e propri scossoni è fuor di dubbio.
L’ombra della criminalità organizzata, che tenta sempre di abbracciare, coprire e condizionare ogni aspetto della vita sociale ed economica della città, non è più accettabile. Dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che, se abbiamo realmente la volontà di prendere in mano le redini del nostro futuro e cambiare una realtà che oggi non lascia intravedere alcuna prospettiva positiva, tutti quanti noi – tutta la comunità reggina – dobbiamo interrogarci su come affrontare il problema ‘ndrangheta nel tempo che verrà. Non è sufficiente attendere l’intervento dello Stato o l’attività investigativa e repressiva delle forze di polizia e della magistratura, è necessario invece che noi cittadini ci interroghiamo su quale dovrà essere il nostro atteggiamento personale ed individuale, oltre che comunitario e collettivo, nei giorni, mesi ed anni successivi. Dobbiamo capire, per dirla in poche e chiare parole, di che morte intendiamo morire. Una morte lenta e dolorosa, lasciando che le ultime roccaforti di economia e socialità di Reggio Calabria vengano fagocitate e polverizzate? Una morte veloce, determinata dal seguitare del disinteresse della collettività nei confronti dei problemi che ci circondano e dall’assenza della proposizione di soluzioni diverse? Dobbiamo interrogarci ed arrivare a delle risposte perché, se vogliamo scongiurare la morte per suicido, dobbiamo munirci degli strumenti idonei a (ri)costruire le fondamenta del nostro tessuto sociale ed economico. Come abbiamo detto in numerose e diverse occasioni le potenzialità, non solo per ricostruire e ripartire, ma anche per potenziare e diversificare, ci sono tutte.
Quale può essere il punto di partenza? Non è facile rispondere a questa domanda, senza cadere in facili e superficiali slogan che, poi, possono essere smentiti seccamente da quello che succede, come alcuni episodi recenti hanno ampiamente dimostrato. Proviamo a suggerire qualcosa. Qualche mese fa si è svolto, presso la sede della Camera di Commercio di Reggio Calabria, il primo incontro di tutte le associazioni anti racket e anti usura operanti nella nostra provincia con i rappresentanti istituzionali. Come abbiamo avuto moto di sottolineare in un nostro precedente articolo, il meeting era finalizzato a realizzare una “rete per la legalità”, “un programma di interventi condivisi con le associazioni e le istituzioni per la diffusione della legalità tra i giovani e più in generale in tutto il tessuto socioeconomico territoriale”. Come si ricorderà, i lavori furono presieduti da Lucio Dattola che – slogan e luoghi comuni a parte, assumendosi le proprie responsabilità nella qualità di Presidente della Camera di Commercio ed individuando chiaramente i veri nodi focali del problema, ovvero l’impegno isolato dei singoli e la parzialità dei progetti – aveva sottolineato l’importanza di fare rete attraverso “una strategia condivisa nella quale ciascuno ha le proprie competenze ed i propri ambiti d’azione, per promuovere crescita sociale e sviluppo economico”. Ed è proprio in quest’ottica che risulteranno importanti gli impegni assunti, attraverso la Camera di Commercio, da Lucio Dattola. Impegni concreti che seguono ad altre attività già realizzate, come le indagini svolte sul territorio, e che lasciano ben sperare per il futuro perché, diversamente da molti altri casi, non si è trattato di mere e ripetitive dichiarazioni di intenti ma di azioni reali.
A ciò si aggiungano, sempre da parte della Camera di Commercio, alcune importanti proposte, come la certificazione delle ”imprese legali” secondo criteri condivisi, nonché l’attivazione dello sportello della legalità per l’ascolto e l’accompagnamento degli imprenditori in difficoltà o vittime della criminalità. La gestione che ha caratterizzato il periodo di Lucio Dattola (presidente), quindi, ha prodotto idee e progetti consistenti per il futuro che, dopo le elezioni, in caso di vittoria del (questa volta) candidato alla carica di Sindaco Lucio Dattola, potranno determinare una forte sinergia anche con l’apparato politico-istituzionale. Si tratta, per molti versi, di un percorso nuovo e diverso per la città in riva allo stresso che punta non solo alla sinergia tra i vari apparati cittadini ma anche al pieno sfruttamento delle risorse della nostra comunità. Le (sole) chiacchiere, puntualmente smentite senza neanche troppa fatica, non hanno alcuna importanza e consistenza. Adesso servono concretezza e reale rinnovamento, non astrattezza e promesse; sana pianificazione e progettazione razionale, non marketing e proselitismo; confronti e dialogo, non ipocrisia e comunicazione fine a e stessa. Che Lucio Dattola possa rappresentare tutto questo o possa contribuire a rappresentare tutto questo è l’auspicio di molti.