Esistono degli uomini che non possono avere più nessun conforto, tranne l’illusione, e il Mediterraneo casa a cielo aperto, raccoglie le speranze di coloro che decidono di imbarcarsi abbandonando le proprie coste per raggiungere una terra che nasconde dietro un sorriso baciato dal sole, la triste consapevolezza di non riuscire più a contenere le continue ondate di occhi disperati e bisognosi di aiuto.
Gli ultimi immigrati sbarcati al Porto di Reggio Calabria sabato scorso, tra cui Y.Y. , la bambina nata sulla nave Euro, provengono da Siria, Palestina e Africa, e sono stati smistati nei vari centri di accoglienza in città. Il problematico fenomeno del flusso migratorio nel Mediterraneo, solleva quesiti importanti circa il futuro della missione “Mare Nostrum”, missione che ha la necessità di essere rielaborata alla luce dell’ articolata e complessa difficoltà oggettiva in cui si ritrova l’ Italia e soprattutto il meridione nell’ affrontare la gestione degli incessanti flussi migratori.
E’ importante arrivare a una responsabilità condivisa dei rifugiati e ad oggi i paesi che accolgono il 75% circa dei rifugiati sono solo sei, mentre gli altri sembra siano poco inclini alla solidarietà; inoltre fondamentale è l’ assistenza che l’ Italia dovrebbe ricevere per riuscire gradualmente ad offrire libertà e non false speranze a coloro che toccando terra si rendono conto di essere scappati non in un posto migliore, ma in una “prigione” apparentemente meno severa. L’operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale denominata Mare Nostrum è iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all’eccezionale afflusso di migranti.
L’Operazione consiste nel potenziamento del dispositivo di controllo dei flussi migratori già attivo nell’ambito della missione Constant Vigilance, che la Marina Militare svolge dal 2004 con una nave che incrocia permanentemente nello Stretto di Sicilia e con aeromobili da pattugliamento marittimo.
L’Operazione Mare Nostrum opera congiuntamente e in sinergia con le attività previste da Frontex: Frontex è un’istituzione dell’Unione Europea il cui scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE e l’implementazione di accordi con i Paesi confinanti con l’Unione europea per la riammissione dei migranti extracomunitari respinti lungo le frontiere, e Eurosur, il nuovo sistema di sorveglianza delle frontiere marittime e terrestri sotto egida dell’Unione Europea che prevede, principalmente, l’impiego di droni.
Quali sono i punti da rielaborare, cosa sostituire, quali prospettive, cosa sperare? All’ operazione “Mare Nostrum” dovrebbe seguirne una nuova, che questa volta sarà controllata dall’Unione Europea: “Frontex Plus”, ha lo stesso scopo della missione messa a punto dopo i tragici fatti di Lampedusa, e la morte di coloro che cercavano di raggiungere le coste della Sicilia, ovvero quello di controllare i flussi immigratori e porre un freno al fenomeno dell’immigrazione clandestina.
Sembra però che il programma europeo Frontex Plus “non potrà sostituire Mare Nostrum” perché avrà risorse ”più limitate” e non avrà la capacità dell’operazione avviata nell’ottobre 2013 dalle autorità italiane e che ha già salvato 100mila persone nel Mediterraneo.
Ad affermarlo è stato il commissario agli Affari Interni, Cecilia Malmstroem, che ha risposto alle domande degli eurodeputati della commissione per le Libertà civili del Parlamento europeo. Una frase due volte significativa perché il ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, aveva detto esattamente il contrario nel giorno dell’incontro proprio con la Malmstroem.
Alfano, da Bruxelles la scorsa settimana, aveva detto: “La base che oggi abbiamo costruito serve alla sostituzione di Mare Nostrum con Frontex Plus. Il che non significa che Mare Nostrum viene sostituita da un’operazione che fa esattamente il suo stesso lavoro: Frontex Plus avrà un’articolazione, un dispositivo che non coinciderà con Mare Nostrum e che avrà come sua articolazione operativa quella della frontiera del Mediterraneo e di Schengen”.
Malmstroem in Parlamento ha riferito proprio i risultati dell’incontro con Alfano, ribadendo la propria gratitudine per “il fantastico lavoro svolto” dall’Italia. Il commissario Ue ha spiegato che Frontex Plus dovrebbe entrare in funzione da novembre, ma che “non sarà una copia di Mare Nostrum” e che “non sarà la soluzione finale” al problema migratorio nel Mediterraneo.
A una domanda specifica sul futuro di Mare Nostrum, che il governo italiano vorrebbe gradualmente superare, la Malmstroem ha sottolineato che si tratta di una decisione “che deve essere presa dalle autorità italiane”. Quello che è chiaro, però, è che la nuova operazione UE, il cui mandato sarà definito nelle prossime settimane, “non potrà sostituire Mare Nostrum”. La Malmstroem ha ribadito l’appello a tutti i Paesi membri dell’Ue affinché diano il proprio contributo alle gestione dei flussi migratori.
Ciò che trapela dalle varie notizie di cronaca e dagli aggiornamenti circa la decisione di un perfezionamento della missione a cui sembra necessario dare un nome piuttosto che un senso, è la poca chiarezza circa il futuro del nostro stivale, protagonista indiscusso.
Cambierà qualcosa per l’ Italia dopo Frontex Plus? Quali invece le soluzioni alternative? Quale futuro per coloro che approdano in Calabria e in Sicilia? Quali voci e volti da ricordare, quanti bambini ancora da soccorrere, quante vite da salvare? Quante illusioni ancora da vendere? Un biglietto di sola andata, in mare aperto, per raggiungere “l’isola che non c’è”.