di Luigi Iacopino – Ancora risuonano nelle nostre orecchie le parole roboanti degli ultimi due anni di molti politici, nonché di taluni “illustri” (si fa per dire!) economisti “made in Italy”, che annunciavano colmi di orgoglio l’imminente fine della crisi e la successiva fase di ripresa economica del nostro Paese. Puntualmente smentiti i rappresentati italiani continuavano a prefigurarci l’incombente cambio di rotta e la ristrutturazione sociale ed economia del nostro Paese. Niente di tutto ciò si è minimamente avverato. L’Italia ha proseguito a collezionare dati e risultati economici per nulla rassicuranti, accompagnati solo raramente da alcuni accenni di lieve miglioramento in determinati ambiti. Nel complesso e nel concreto non solo abbiamo toccato il fondo ma abbiamo iniziato a scavare. Anzi, per essere ancora più chiari, il nostro Paese non sta più affondando ma sprofondando.
L’Italia è in deflazione e lo è per la prima volta dal 1959. Tuttavia, se in quel periodo, secondo quando rivela l’Istat, la variazione dei prezzi che risultò negativa dell’1,1%, in una fase di 7 mesi di tassi negativi, era accompagnata dal boom economico e, quindi, da un’economia tutto sommato in crescita, oggi, agosto 2014, la deflazione allo 0,1% si accompagna alla recessione dello 0,2% e, quindi, ad una situazione di piena crisi economica che non presenta nessuna via d’uscita.
Le politiche economiche degli ultimi anni sono un fallimento ormai certificato da una serie di dati negativi che farebbero impallidire qualsiasi economista che intenda essere serio. I lievi, quasi impercettibili, miglioramenti registrati di tanto in tanto in qualche settore altro non sono stati se non fumo negli occhi. Come se ciò non bastasse all’orizzonte si presenta un ulteriore problema, ovvero il rischio stagnazione finanche nel terzo trimestre . A ciò si aggiunga che la disoccupazione a luglio risulta nuovamente in aumento, toccando il 12,6%, in rialzo di 0,3 punti percentuali sul mese precedente e di 0,5 punti su base annua. Il rischio è di chiudere il terzo trimestre del 2014, non con lo spiraglio di una seppur lieve ripresa, come da molti incautamente professato, ma con un calo del Pil complessivo dello 0,2% .