Come cambierà la scuola? Siamo in tanti a chiedercelo, anche se, con molta probabilità, considerando i tempi della politica italiana, v’è da chiedersi “quando” e “se” cambierà. E, soprattutto, come. È senza dubbio un tema centrale che coinvolge la formazione culturale delle prossime generazioni.
Le implicazioni, quindi, sono di rilievo considerevole. Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, tuttavia, chiarisce sin da subito che il primo passo consisterà soltanto nella determinazione ed esposizioni delle linee guida, Venerdì, quando verranno presentate in Consiglio dei Ministri, con lo scopo primario di sintetizzare la visione del governo sul futuro della scuola italiana. Gli interventi legislativi concreti verranno emanati successivamente, cosi come eventuali provvedimenti preparatori.
Per adesso, quindi, assisteremo soltanto all’illustrazione del cosiddetto “piano scuola” che avrà come punto cardine la meritocrazia, termine costantemente adoperato dal premier, Matteo Renzi, cosi come dagli altri rappresentanti del Governo, e richiamato fortemente all’attenzione, in ordine ad ogni riforma discussa.
Dal prossimo mese, invece, la maggioranza di Governo si metterà all’opera per strutturare la riforma, aprendo un dibattito con le altre forze politiche, perché, come già trapelato, questa non sarà una revisione senza costi ma dovrà essere ricondotta nell’ambito degli stanziamenti previsti dalla legge di stabilità.
Diversi sono gli aspetti importanti che verranno inevitabilmente toccati dalla riforma. In primo luogo vi è l’eliminazione delle supplenze. “Bisogna superare definitivamente il sistema delle supplenze”, ha dichiarato il Ministro, aggiungendo che il proposito per il futuro deve essere quello di “ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto che si distingue dall’organico funzionale”. Una prospettiva, questa, che non fa dormire sonni tranquilli ai tantissimi precari – circa 400 mila – perché, passando all’organico funzionale, l’utilità delle graduatorie d’istituto verrebbe conseguentemente meno.
Ma, secondo quanto dichiarato dal Ministro in merito a questo grande cambiamento, “significa prendere con molta consapevolezza e determinazione questo aspetto come uno degli aspetti prioritari per una rivisitazione del sistema educativo italiano”. In secondo luogo, la più che controversa tripartizione delle qualifiche – insegnanti ordinari, esperti e senior – nei confronti della quale già gli stessi sindacati avevano assunto una dura posizione di contrapposizione, aveva suscitato molte polemiche, sebbene pare che sarà messa da parte. A ciascuna di queste tre figure, infatti, corrisponderebbe un diverso carico di funzioni e, di conseguenza, una differente retribuzione.
La riqualificazione del personale docente, in ogni caso, rappresenta un aspetto di assoluta importanza, nell’ottica delle formazione di figure professionali diverse, che si ricollega all’altrettanto importante tema, già citato, della meritocrazia, vero collante che dovrebbe tenere unita l’intera riforma.
In terzo e quarto luogo, saranno affrontate le spinose questioni dell’autonomia della scuola e della revisione dei programmi, che, come prevedibile, non mancheranno di generare incomprensioni e prese di posizione.