Un quadro di enorme valore del Guercino è stato rubato a Modena: la “Madonna con i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo”, un olio su tela di 293×184,5 centimetri, datato 1639, che era stato esposto fino a pochi giorni fa persino alla reggia di Venaria Reale di Torino. Il furto è stato compiuto nella Chiesa di San Vincenzo in corso Canalgrande, dove sono giunti polizia e pm di turno dopo che il parroco ha dato l’allarme. Il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi parla di un’ opera praticamente invendibile: “E’ una pala d’altare con un San Gregorio meravigliosamente abbigliato, un’opera monumentale della prima maturità dell’artista. Può valere tra i 5 e i 6 milioni di euro”. Per Sgarbi si tratta di un furto clamoroso e al tempo stesso inspiegabile poiché, a suo avviso, la tela è invendibile, proprio per la facile riconoscibilità: “Non ci può essere un committente, nessun museo e nessun privato la comprerebbe mai.
Secondo me questo furto può essere solo opera di una banda di stranieri inconsapevoli, gente che non sa nulla delle leggi di mercato e che forse pensa di chiedere un riscatto”. Per la Sopraintendenza invece la custodia era della Curia che doveva farsene carico e prendere le giuste misure di sicurezza. La nota dolente sarebbero sempre le risicate risorse economiche messe a disposizione dal governo e dagli organi preposti per tutelare il nostro patrimonio artistico.
Così come è sempre accaduto per tutte le opere della storia dell’arte fino ai più grandi monumenti e siti archeologici, ad esempio Pompei, lo spirito italico dell’abbandono o della scarsa valorizzazione dei tesori artistici disseminati in ogni angolo del nostro bel paese è sempre prevalso per le più svariate ragioni, motivo per cui a volte si dovrebbe forse tenere in conto che un’apertura al privato non dovrebbe essere vissuta come una privatizzazione del bene artistico, bensì come un facile reperimento di risorse utili per la tutela e la conservazione del bene medesimo.