Iraq, centinaia di donne sequestrate dall’Isis. Obama: “No a nuova guerra”

In questo momento, vi sono centinaia di donne della minoranza yazidi tenute prigioniere in Iraq dai terroristi jihadisti sunniti dell’Isis ed il timore maggiore è che possano essere vendute come schiave o, come denuncia il portavoce del ministero per i Diritti umani, Kamil Amin, utilizzate come oggetti sessuali “in modi umilianti da quei terroristi per soddisfare i loro istinti animali in un modo che contraddice tutti i valori islamici e umani”. Secondo un altro portavoce del governo iracheno, le donne sarebbero tutte sotto i 35 anni e verrebbero tenute prigioniere in alcune scuole a Mosul, poichè ad informare le autorità sono state le stesse famiglie.

Un funzionario USA ha confermato che l’Isis ha rapito le donne per poterle vendere o persino costringerle a sposarsi con i jihadisti, anche se non è stato in grado di fornire un numero preciso delle ragazze sequestrate. Una donna di 40 anni è invece stata addirittura giustiziata dai miliziani dello Stato islamico per avere imprecato contro i jihadisti e cercato di convincere i commercianti di un mercato locale a non vendere loro alcuna merce, in base a quello che ha riferito un responsabile della polizia di Kirkuk.

Gli yazidi, seguaci di un antico credo pre-islamico, a migliaia sono fuggiti nei giorni scorsi dalla città di Sinjar dopo l’ingresso delle forze dell’Isis, ma adesso molti di loro sono bloccati sulle montagne vicine rischiando di morire di fame e di sete: per questo, proprio a loro sono indirizzati gli aiuti umanitari che da due notti gli americani stanno paracadutando sulla zona. Il presidente Obama non intende intraprendere nuovamente una lunga e rovinosa guerra: “Non permetterò che gli Stati Uniti siano trascinati in un’altra guerra in Iraq.

Ma, se necessario, vi saranno altri raid aerei”, annunciando nel suo discorso settimanale all’indomani dei primi bombardamenti statunitensi sulle postazioni dell’ISIS: “Aiuteremo a prevenire che questi terroristi abbiano un paradiso permanente da cui attaccare l’America”.

“Gli Stati Uniti non possono e non devono intervenire ogni volta che c’è una crisi. Ma quando innocenti si trovano ad affrontare un massacro e quando noi abbiamo la possibilità di prevenirlo, gli Stati Uniti non possono guardare da un’altra parte”, ha concluso Obama, poichè l’attenzione internazionale deve essere alta per evitare che la situazione degeneri in un nuovo focolaio di guerra come quello israeliano – palestinese, provocando reazioni a catena pericolose.

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About the Author: Giulio Borbotti