Ho appreso dalle colonne de “L’Ora della Calabria”, nei primi giorni del mese di marzo, del definitivo tramonto dell’idea di affidare la presidenza della Film Commission Calabria ad un simbolo della intelligenza calabrese, quel Mimmo Gangemi che in ogni suo libro, intervento o respiro, offre al mondo intero una prova genuina della reale calabresità. Non credo di essere stato il solo a provare amarezza e rammarico nel leggere quella notizia. Oggi, però, l’amarezza deve lasciare il posto ad una riflessione orientata a rinvenire le ragioni della mancata attuazione di una volontà politica apertamente a favore dell’indiscusso ed apprezzato talento di Mimmo Gangemi, dunque dichiaratamente espressa in direzione della cosiddetta meritocrazia. L’intelletto, come è noto, è poco incline ai salamelecchi di cui invece si nutre il grigiore degli apparati, e dunque, senza fare sconti a nessuno, io credo che in questa storia la mala burocrazia abbia, come solitamente accade, responsabilità evidenti e pesantissime che tuttavia finiscono inevitabilmente per ricadere esclusivamente sulle spalle sbagliate.
Ed appare squallidamente riduttivo ed elusivo della serietà del “problema”, l’accanimento di certa Stampa nei confronti del nuovo Presidente di Film Commission Calabria Ivano Nasso, al quale ogni calabrese di “buona volontà” dovrebbe augurare buon lavoro nell’interesse di tutti.
Oreste Romeo, avvocato