Ieri in Senato si è dato via libera all’art. 30 del DDL, che modifica parte del titolo V delle Costituzione quello relativo all’art. 117 riguardo l’attuale sistema di ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni Si amplieranno così le competenze dello Stato su quelle delle Regioni (approvazione con 176 voti favorevoli, 33 contrari e 18 astenuti ma). Non esisterà più dunque, legislazione concorrente tra Stato e Regioni in quanto sono state ampliate le competenze esclusivamente statali, in virtù di una speciale “supremazia” riconosciuta al Paese nei confronti delle Regioni a tutela dell’unità della Repubblica e dell’interesse nazionale.
Sembrava andato tutto come previsto ma un emendamento presentato da Sel, passato a voto segreto, ha complicato la vita al governo Renzi. I vendoliani hanno fatto in modo che si inserisse tra le competenze legislative delle Regioni quella relativa alla rappresentanza in parlamento delle minoranze linguistiche.
Tale emendamento, come rileva anche la relatrice Anna Finocchiaro, non ha rilevanza normativa, perché se l’avesse sarebbe di natura sovversiva e sarebbe quindi eliminato nel successivo passaggio alla Camera. Si aggiungono alle competenze statali anche: il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; le norme generali sul procedimento amministrativo e sulla disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle P.A.; la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell’energia; le infrastrutture strategiche e le grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale.
Verranno riservate allo Stato le “disposizioni generali e comuni” per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, sulla scuola, sulle attività culturali, e sul governo del territorio.
Fabrizio Pace