Social network, stampa nazionale ed internazionale, critici d’arte e scrittori: in questi ultimi giorni, come accade con cadenza ciclica, i Bronzi di Riace sono di nuovo al centro di un potente tam tam mediatico. Ha cominciato Roberto Maroni in coppia con Vittorio Sgarbi per caldeggiare l’invio delle due statue all’Expo, hanno continuato gli articoli ed i servizi televisivi sul poco appeal che i guerrieri suscitano poiché collocati sulle rive dello Stretto e si è proseguito con l’eco suscitata dall’opera (che ricondurrei più ad un progetto di marketing personale ben riuscito) di Gerard Bruneau che li ha addobbati di tutto punto dando vita ad una loro immagine, personalmente, non condivisibile, così come non lo è stata per la maggior parte dei reggini. Lasciando da parte il clamore scaturito intorno ai Bronzi, guarda caso, quando la Lombardia vorrebbe averli sul proprio territorio, accantonando, momentaneamente, le responsabilità (che evidentemente ci sono e sono importanti) di chi dovrebbe tutelare queste preziosissime opere e soprattutto garantire una sorveglianza che non includa un utilizzo non consono ‘ad insaputa”, non soffermandosi sull’opportunità o meno di uno scambio culturale tra le due opere ed altre di uguale valore, ritengo che l’intera vicenda dovrebbe comportare una qualche riflessione. Un focus che riguardi non solo i Bronzi ma la valorizzazione dell’intero patrimonio culturale di cui la nostra terra dispone. In quest’ottica non poco peso ha la condizione di rallentamento, inspiegabile, per il completamento del Museo che, così come lo vediamo oggi, non può essere il contenitore adatto per la ricchezza di reperti di cui possiamo fregiarsi. Altra questione è la mancanza da parte dei vertici dei Beni Culturali di una programmazione seria e strutturata che sostenga, appunto, questo patrimonio tenendone conto quale veicolo di sviluppo. È inutile, a mio avviso, continuare a fomentare polemiche per il modo, sebbene ampiamente discutibile, in cui un fotografo ha rivisitato i Bronzi, o perché puntualmente qualcuno ci ricorda che il loro potenziale risulterebbe sprecato, quando questi ultimi sono da mesi l’unica, per quanto esclusiva ed impareggiabile, attrazione all’interno di Palazzo Piacentini dove ancora non trovano spazio le altre inestimabili testimonianze del passato a fronte di ingenti risorse impegnate e promesse di tempistiche idonee per niente mantenute. Per ciò che concerne l’Expo, non credo sia necessario ricordare che la Calabria fa ancora parte di questa nazione e che l’iniziativa non è un patrimonio privilegiato della Lombardia ma dell’intera Italia, per cui sarebbe opportuno che, all’interno di quello che si pone come evento eccezionale, si trovi il modo di veicolare, attraverso dei piani promozionali precisi, le peculiarità italiane tra le quali, naturalmente, anche i guerrieri di Riace. Il discorso, quindi, è ben più complesso e nello stesso si inserisce, inoltre, la necessità che si dia vita ad una concreta collaborazione tra le parti interessate, comprensiva anche di istituzioni, operatori commerciali, alberghieri, esercenti, cittadini e tutti coloro che, direttamente o meno, hanno contatti con il visitatore: insomma un contesto che, in generale, si ponga quale ‘braccio destro’ del turista alla scoperta di percorsi dalla storia millenaria dove si incastonano bellezze monumentali, architettoniche, panoramiche, specialità enogastronomiche ed all’interno dei quali i Bronzi rappresentino l’unicum irrinunciabile.
Tilde Minasi
Consigliere Regionale