Gerald Bruneau, reporter per molte importanti testate italiane e straniere, dopo la “Paolina in vetrina” (un’ operazione ottenuta dall’incursione nella Galleria Borghese che ha visto trasformare l’effigie di Paolina Bonaparte nelle vesti di Venere Vincitrice in donna moderna, a tratti anche volgare e provocante, avvolgendola in un tulle rosso fuoco), ha condotto un blitz “artistico” anche tra le mura del Museo Nazionale di Reggio Calabria.
A Gennaio 2014 si è introdotto nella struttura, attiva solo in piccola parte, ed ha “trasformato” per qualche ora i Bronzi di Riace, simbolo dell’ arte greca del V secolo a.C. e opera di valore internazionale in un “capolavoro”(dipende dai punti di vista) kitsch di arte moderna dove pare che si volesse evidenziare il concetto estetico usato con funzione di denuncia sociale.
Il reporter ha così vestito i guerrieri di Riace simbolo di virilità con un drappo bianco da sposa, un tanga leopardato e un boa fucsia. Strumenti di seduzione che hanno trasformato, se pur per poco tempo, l’eroe di guerra attraverso una sapiente messinscena, in un emblema di cultura gay.
E’ stata ovviamente una provocazione destinata ad attrarre l’attenzione su problematiche sociali quali: parità di diritti, sessualità, genere, discriminazioni, omofobia.
Bruneau ha decontestualizzato le due statue greche e dal museo reggino, le ha incastonate in uno spaccato discusso della società attuale, trasgressivo dove il Bronzo che indossa vesti femminili simboleggia l’unione dei due sessi. La trovata non è passata assolutamente inosservata, e ha fatto e farà ancora molto discutere. Warrior in Furs, “genialata” o trovata kitsch !?!
Fabrizio Pace