E se si parlasse di…”diritti degli animali”?

animaleuomoLe vicende che stanno riguardando il presente ed il futuro del canile di Mortara inducono a fare qualche riflessione. Tralasciando, almeno per adesso, i problemi di per sé gravi dell’incuria, dei disservizi, del disinteresse istituzionale e dell’ambiguità comportamentale dinanzi a circostanze per le quali la sensibilità dell’opinione pubblica viene profondamente toccata, la complessa ed annosa situazione riporta alla mente un tema scottante e molto dibattuto, ovvero quello del trattamento degli animali con tutte le riflessioni personali, sociali, politiche che ne vengono copiosamente fuori.

Non è poi difficile capire perché  le questioni del trattamento degli animali in generale e del rapporto che intercorre tra questi e l’uomo, oggi, siano viste e considerate da una prospettiva completamente cambiata durante il corso degli anni. Il tema di per sé è molto ampio e di lunga e complessa trattazione. Per ciò che ci interessa e, quindi, con riferimento al mondo dei cani in particolare, non c’è dubbio che l’atteggiamento dell’uomo abbia subito una progressiva evoluzione soprattutto nel corso degli ultimi decenni. Sta di fatto che, se in passato si riteneva che l’uomo avesse nei confronti dei cani in particolare (e di tutti gli animali in generale) non solo il legittimo potere di soggiogarli ed utilizzarli a proprio piacimento tanto da ricorrere alla creazione di nuove razze canine o alla parziale modifica di quelle esistenti per creare un “qualcosa” che fosse funzionale alle esigenze lavorative e/o sociali dell’essere umano, ma anche un altrettanto legittimo, vero e proprio potere di vita e di morte, oggi queste pretese sono sensibilmente diminuite.

L’evoluzione culturale e dei costumi, nonché una presa si coscienza più responsabile, ha indotto ad un cambiamento di considerazione in merito al regno animale da parte dell’uomo. È cosi che il cane, pur essendo in determinate circostanze sempre funzionale a certe esigenze umane, oggi ha anche assunto la figura di principale animale da compagnia, addirittura di amico, fratello, sorella, figlio, figlia. Questi termini sono sempre più d’uso comune e sono carichi di un significato particolare. È senza dubbio per questo che, oggi, leggere o sentire di violenze nei confronti degli animali, uccisioni gratuite e abbandoni, ci fa inorridire. Per non parlare di visioni vere e proprie. Anche vedere un cane da solo per strada, spaventato, terrorizzato perché probabilmente abbandonato fa sorgere nella stragrande maggioranza dell’opinione pubblica un senso profondo di dispiacere e dolore verso l’animale (il cane), nonché di ira nei confronti dei responsabili.

Sono proprio questi sentimenti che, col passare del tempo, ci hanno spinto a cambiare il modo di “considerare” gli animali, tanto da arrivare a ritenerli come fossero il nostro “prossimo” e a configurare addirittura il concetto di “diritti degli animali”.canile Non più, quindi, (solo) doveri dell’uomo nei confronti della natura e del mondo animale, diretti, per esempio, a non arrecare sofferenze, attuare maltrattamenti, sevizie, aggressioni o abbandoni, ma addirittura la possibilità di configurare l’ipotesi in cui gli animali, quindi anche i cani, sia visti come soggetti morali, se non anche soggetti di diritto a tutti gli effetti e, quindi, in quanto tali, centri di imputazione di diritti ed interessi.

Non tutti sono d’accordo con tale espressione, considerandola eccessiva o, comunque, determinativa di una improponibile parità ontologica uomo/animale. Mi sento di rigettare questa obiezione che parte da una considerazione di superiorità dell’uomo nella e sulla natura. L’uomo non è il Creatore della matura ma è parte di essa, è parte del creato, proprio insieme agli animali. Quindi, in quanto “creazione” anch’esso, c’è una sostanziale eguaglianza almeno a livello del diritto ad esistere secondo natura o nel rispetto della natura, quindi dell’esistenza. Pertanto, poiché, in stretta correlazione con il rispetto che si deve, a prescindere da qualunque altra considerazione, alla natura e agli esseri che fanno parte della natura, ben venga l’espressione “diritti degli animali”, tra i quali il diritto a non essere maltrattati, a non essere oggetto di violenze o di trattamenti ed interventi non giustificati da particolari e gravi situazioni (possibili epidemie, distruzioni di raccolti, ecc), di non essere reclusi in modo ingiustificato, rispettati nella loro indole e, perché no, nella loro dignità che è una dignità intrinseca in quanto, anche se non esseri umani, sono pur sempre esseri viventi.

La solidarietà che oggi lega l’uomo e gli animali (in modo particolare alcuni, come cani, gatti, cavalli, nonché alcuni rettili) può e deve essere vista nell’ottica di un vincolo psicologico ed affettivo di rispetto, reciproca dipendenza, amore. Se è vero come è vero che l’uomo mantiene pur sempre un potere enorme di controllo e gestione del mondo animale, tanto da poter creare o distruggere intere razze, è pur vero che nei confronti dell’uomo stesso si configura una responsabilità tanto maggiore quanto più ampio è il suo potere di intervento sulla natura, determinato dalla sua forza, nonché dallo sviluppo tecnologico e scientifico. Proprio sulla base di questa ultima considerazione, appare chiaro che gli essere più deboli, quindi anche gli animali, giocoforza diventano oggetto di una tutela maggiore e più specifica.

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About the Author: Luigi Iacopino