Pedà riguardo le ultime vicende relative alla Zes di Gioia Tauro

giuseppe pedà 4Il primo di luglio ha segnato per l’Italia l’inizio del semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Fino al dicembre 2014 il nostro Paese, oltre ad assumersi l’impegno di coordinare le attività istituzionali dell’Unione, dovrà fare da impulso sui temi più importanti dell’agenda politica europea. Fra quelli che il Governo riconosce come prioritari, figurano “crescita” e “occupazione”, che – come si legge sul sito ufficiale del semestre di presidenza, Italia 2014 – devono diventare «una costante delle politiche europee», e per incentivare le quali la presidenza italiana dichiara di voler lavorare alla definizione di «un quadro economico che incoraggi le riforme strutturali negli Stati membri». Quale circostanza più propizia, dunque, per risolvere lo stato di quiescenza in cui versa dallo scorso settembre al Senato il ddl su una materia cruciale come l’istituzione della Zona Economica Speciale nel porto di Gioia Tauro? Nell’ultimo mese, proprio in prospettiva dell’appuntamento europeo, sono giunti da più parti gli inviti al premier Renzi ad adoperarsi affinché la Zes acquisisca, nel breve termine, concretezza legislativa. Fra gli addetti ai lavori vige infatti la convinzione che l’istituzione di un regime fiscale e amministrativo agevolato nell’area portuale di Gioia Tauro, consentirebbe di mettere a frutto le enormi potenzialità inespresse dell’area portuale, ma non solo. Il porto oggi è utilizzato esclusivamente, e in modo frustrante rispetto alle sue enormi possibilità, per le sole attività di transhipment. Ma l’istituzione della Zes permetterebbe soprattutto di trasformarlo in volano sia per l’economia locale, che per quella nazionale ed europea.  Le garanzie di riuscita sono da ravvisare in particolare in due fattori: nella posizione, che fa del porto di Gioia Tauro la piattaforma strategica del Mediterraneo, in grado di estendere il proprio sguardo oltre l’Europa e quindi agli emergenti mercati asiatici; nella disponibilità di un retroporto infrastrutturato, che ha tutte le carte in regola per diventare zona attrezzata per le operazioni logistiche di lavorazione e movimentazione dei container. A ciò va aggiunto che la strada della Zes non rappresenta un salto nel vuoto, in quanto già da tempo molti altri paesi, come la Cina, la Lettonia e la Polonia, l’hanno imboccata, e i loro eccellenti risultati  in termini di crescita e di sviluppo economico testimoniano la bontà di questa scelta. «La Zes costituisce indiscutibilmente uno strumento utilissimo a sostegno dell’economia e delle imprese operanti nell’area portuale. Esse infatti, potrebbero per questa via godere dei vantaggi economici di un sistema fiscale e amministrativo agevolato. E questo, oltre a favorirne la ripresa, sarebbe di sicuro un deterrente alla tentazione della delocalizzazione», afferma Giuseppe Pedà, Coordinatore Nazionale dei Giovani di Confcommercio.  «L’alleggerimento fiscale attrarrebbe e incoraggerebbe potenziali investitori stranieri» – prosegue Pedà – «Incentivando così le condizioni per restituire competitività al nostro territorio, attualmente debole in termini di forza produttiva e, per naturale conseguenza, di capacità occupazionale. Ciò garantirebbe nuove e interessanti opportunità per il mondo dell’impresa e per i giovani».  «Pertanto» – conclude Pedà – «se fra le priorità del semestre europeo vi sono davvero la crescita e l’occupazione, la questione della Zes per Gioia Tauro non può più essere trascurata, ma deve diventare legge prima possibile. Anche perché, come già a fine marzo ha ribadito il Commissario europeo ai Trasporti Siim Kallas, si tratta di un’iniziativa pienamente legittima e conforme alle disposizioni europee».

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